Memoria&Futuro: Ratti, l’innovatore del Barolo

Memoria&Futuro: Ratti, l’innovatore del Barolo

di Salvatore Vullopiemonte

Nella edizione 1982 del Vinitaly di Verona, per il Piemonte, era stato Renato Ratti, su indicazione dell’allora assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Bruno Ferraris, a ricevere la Gran Medaglia Cangrande: il prestigioso riconoscimento che la Fiera di Verona, nelle edizioni del Vinitaly, assegna ai benemeriti della vitivinicoltura segnalati dalle Regioni italiane.

In quel 1982 Renato Ratti ha 48 anni, ed è uno degli uomini più importanti del mondo vitivinicolo piemontese, non solo per il suo ruolo dirigente nelle organizzazioni associative, ma anche e soprattutto per le sue qualità e virtù di enologo, di produttore di vini, di studioso e scrittore di cose del vino, che hanno contribuito a farlo conoscere ed apprezzare anche a livello nazionale e internazionale

Era nato a Villafalletto, in provincia di Cuneo, nel 1934; da giovane scopre la sua vocazione per il mondo del vino, che diventa una grande scelta di vita. Si diploma brillantemente alla Scuola Enologica di Alba e trova subito lavoro come tecnico della Cinzano in Brasile; ritornato in Italia nel 1965, si stabilisce a La Morra, nella frazione dell’Annunziata, dove nasce la sua azienda vitivinicola (l’attuale “Renato Ratti -Antiche cantine dell’Abbazia dell’Annunziata”) e si dedica alla produzione e selezione dei vini di queste prestigiose colline del Barolo, del Dolcetto, del Barbera; del Barolo, in particolare, sul quale pioneristicamente lavora, sul concetto dei “Cru”, e nasce il primo “Cru” del Barolo “Marcenasco”, la sua prima piccola vigna storica sotto l’Abbazia dell’Annunziata; da qui nascerà la “Carta del Barolo”; Ratti ha grandi idee e progetti innovativi sul Barolo, cosicchè chiama a lavorare con lui il nipote, Massimo Martinelli, enologo, studioso e ingegnoso uomo del vino e del Barolo (scriverà il libro “Il Barolo come lo sento io”, sarà eletto per due mandati presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco, sarà l’inventore della “Mangialonga” di La Morra); Ratti e Martinelli, insieme, lavorano e sperimentano nuove tecniche di vinificazione e affinamento che faranno scuola. E’ un periodo, questo, per Renato Ratti, di grande fervore e di importanti realizzazioni: nel 1971, nei locali dell’antica Abbazia dell’Annunziata crea uno splendido Museo del Vino: “Il Museo Ratti dei vini d’Alba”; promuove la costituzione dell’”Unione Produttori Vini Albesi” e ne diventa presidente; nel 1973 realizza la bottiglia “Albeisa”. Scrive su giornali e riviste del comparto vitivinicolo. Nel 1971 pubblica il suo primo libro “Delle vigne e dei vini dell’Albese-Loro origine, evoluzione e affermazione”; ne seguiranno molti altri: “Civiltà del vino”, “Manuale del bevitore saggio”, “Guida ai vini del Piemonte”, “Conoscere i vini d’Italia”, una monografia sull’Asti Spumante e una monografia sul Barolo, “Dizionario dei vini di Piemonte e Valle d’Aosta”.

Il 1976 è un anno fondamentale per Renato Ratti; il suo talento e le sue capacità li metterà al servizio del mondo produttivo organizzato; in quell’anno assume la direzione del Consorzio di Tutela dell’Asti e lo sarà ininterrottamente fino alla sua morte avvenuta nel 1988; sono anni strategici per il Consorzio e di grandi svolte, come lo storico accordo interprofessionale, il primo del suo genere, sulla determinazione della resa e del prezzo di riferimento per le uve Moscato, firmato, il 21 Aprile 1979, nella sede del Consorzio da tutte le parti produttive e industriali, sul quale fu determinante il lavoro svolto da Ratti. Un periodo intensissimo che lo porteranno, nel contempo, a fare per un paio d’anni il direttore del Consorzio del Barbera, nel periodo che viene lanciata la grande campagna promozionale “La Rosa dei Barbera”; e a svolgere, dal 1976 al 1982, l’incarico di direttore del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco e di presidente dello stesso Consorzio, dal 1983 al 1984; negli stessi anni fa anche il direttore del Consorzio del Barbera, presidente è Michele Chiarlo; sono anni di grande impegno per il rilancio della Barbera, ed è anche con il suo apporto che parte, nel 1984, la grande campagna promozionale “La Rosa dei Barbera”, sostenuta dalla Regione Piemonte. La bravura di Renato Ratti si estende anche a livello internazionale e collabora a tante iniziative di missioni commerciali e promozionali organizzate dall’ICE (Istituto Commercio Estero), sia nei Paesi Esteri che nell’accoglienza delle delegazioni estere in visita in Italia. E a tal proposito ho il ricordo personale negli anni del Bibe Interfood di Genova (negli anni ’80 la più importante fiera internazionale sul vino e l’agroalimentare), in cui l’ESAP (Ente di sviluppo agricolo del Piemonte) organizzava la presenza dei produttori piemontesi; in quei giorni del Bibe erano tantissime le delegazioni dei paesi esteri, composte da operatori economici e giornalisti che, in collaborazione con l’ICE, venivano portati in visita in Piemonte; programma, questo, sul quale era sempre prezioso il contributo di Renato Ratti, così come la tappa nella sede del consorzio di tutela dell’Asti, dove Renato Ratti, con presentazioni e degustazioni, erudiva le delegazioni estere sulle caratteristiche e qualità dei vini piemontesi.

Renato Ratti muore nel 1988, stroncato da un male incurabile, a soli 54 anni, nel pieno della maturità operativa e intellettuale. Di lui ci resta il dolore per la sua mancanza, il rammarico per le cose belle e positive che avrebbe potuto ancora fare, ma ci consola il pensiero del grande patrimonio di idee e opere che ci ha lasciato, e non solo sul vino.

Alla sua morte, lascia la moglie, Beatrice Siria che aveva sposato nel 1962, e i due figli: Giovanni e Pietro; ed è quest’ultimo, Pietro Ratti, appena ventenne, neo diplomato all’Enologica di Alba, a prendere in mano il testimone e a condurre l’azienda; e nel solco dello spirito di papà Renato, Pietro Ratti amplierà e ristrutturerà l’azienda e darà continuità in quell’opera di innovazione sulla vinificazione e sull’affinamento.

E Pietro Ratti, le sue qualità e capacità le ha dimostrate, non solo nella conduzione dell’aziende, ma anche come imprenditore e uomo del vino che ha esplicato nel prestigioso incarico di presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba, Langhe e Dogliani, in cui è stato eletto per due mandati, dal 2010 al 2016. Ma il lavoro di Pietro Ratti è encomiabile anche per il suo impegno nel dare ideale continuità alla storia di Renato Ratti, nel contribuire a dare memoria al futuro.

E in tale ambito, nel recupero, riordino, catalogazione dei documenti, scritti, relazioni di Renato Ratti, il figlio Pietro scopre una raccolta di vignette, alle quali il padre aveva già dato un titolo “Le mie divagazioni”; sì, perché Renato Ratti aveva anche questa qualità artistica; ed erano vignette che si divertiva a creare, qua e là, durante le lunghe e spesso noiose riunioni, con semplicità, con tratto di penna, ben fatte graficamente e che, corredate da qualche battuta o didascalia, hanno il pregio di dare subito il senso e la chiave di lettura di importanti avvenimenti intorno al mondo del vino. Su volontà di Pietro, il libro viene curato da Elio Archimede che lo pubblica con la sua casa editrice Sagittario, nel 2004, con il titolo “Le mie divagazioni”, arricchito da testi (ricordi e testimonianze) di Elio Archimede, Renzo Balbo, Vittorio Gancia, G. Gabriele Gasparro Pino Khail, Giacomo Oddero, Carlin Petrini, Pietro Ratti, Ezio Rivella. Questo libro venne presentato in anteprima, nell’Aprile 2004 al Vinitaly di Verona, nell’area della Regione Piemonte, con la partecipazione di Pietro Ratti, Elio Archimede, Paolo Ricagno.

Ricordo ancora, nella cura della memoria da parte di Pietro, la realizzazione, con i registi Tiziano Gaia e Fabio Muncari, del film documentario “Renato Ratti, l’innovatore del Barolo”; docufilm presentato e proiettato in anteprima nell’Aprile 2016 al Vinitaly, nell’area della Regione Piemonte, con gli interventi dei due registi autori, di Pietro Ratti, presidente del Consorzio tutela Barolo Barbaresco Alba, Langhe e Dogliani e dell’assessore agricoltura Regione Piemonte, Giorgio Ferrero.

Con un omaggio a Renato Ratti, Il docufilm “Renato Ratti, l’innovatore del Barolo”, venne presentato e proiettato nel Settembre del 2016 al Castello di Mango, seguito dagli interventi di Massimo Martinelli, Angelo Gaja, Piercarlo Grimaldi, Renzo Balbo e il giornalista Sergio Miravalle

 

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