Memoria&Futuro: Mario Soldati, il viaggio che diventò mito

Memoria&Futuro: Mario Soldati, il viaggio che diventò mito

di Salvatore Vullopiemonte

Nel 2006 si svolsero le celebrazioni per il centenario della nascita di Mario Soldati, promosse dal relativo comitato presieduto dai figli Wolfango e Giovanni con le rispettive consorti: Anna Cardini e Stefania Sandrelli. In tale ambito a Torino il 26 Novembre 2006 si svolse una piccola, ma significativa iniziativa durante la manifestazione “Piemonte Anteprima Vendemmia”, l’annuale appuntamento per presentare i dati dell’ultima vendemmia, organizzato dall’assessorato agricoltura della Regione Piemonte e dalla Vignaioli Piemontesi. Ovvero, un gran finale della manifestazione, con l’intervento dell’assessore regionale all’agricoltura Mino Taricco, del presidente e del direttore della Vignaioli Piemontesi, Giulio Porzio e Luigi Biestro, idealmente a nome del mondo agricolo piemontese, dedicato a Mario Soldati , con la partecipazione di Wolfango Soldati e del professor Pierfranco Quaglieni, direttore del Centro Mario Pannunzio di Torino, importante centro culturale che ebbe proprio Mario Soldati come presidente, per quasi 20 anni, e con l’assegnazione del premio “Piemonte Anteprima Vendemmia” edizione 2006, alla memoria di Mario Soldati. Inoltre, venne presentata la bottiglia di vino celebrativa con l’etichetta speciale dedicata al 100° che riproduceva Mario Soldati in un celebre ritratto grafico realizzato da Mino Maccari. Il premio, simbolico, consistente in una targa, con i loghi della Regione Piemonte e della Vignaioli Piemontesi, che riportava inciso il seguente testo.

Mario Soldati: personaggio unico, possente, immenso, per come ha attraversato tutto il Novecento e per come ha saputo magistralmente rappresentarlo e raccontarlo con la propria vita e con il suo vasto talento artistico e culturale. E Soldati lo ha fatto sempre da uomo libero, da intellettuale anticonformista: in particolare, credo, lo ha fatto con “il potere della leggerezza”; il sorriso e la seduzione. La leggerezza che seduce, invece che comandare con i pugni sul tavolo. La leggerezza che ha rispetto delle libertà della gente comune. Leggerezza, che non è l’effimero o l’inessenziale, ma lo è nella forma delle idee, delle cose, nei problemi da affrontare. Infatti, di Soldati, come per alcuni grandi personaggi, si potrebbe dire: “Stette lontano dalle cose della vita, ma poche cose della vita stettero lontano da lui”.

Un personaggio, Soldati, che meritava e merita maggiore attenzione. Nasce a Torino il 17 Novembre 1906, da antica famiglia torinese di rango. Nel capoluogo piemontese cresce, si forma, studia fino a conseguire la laurea in Lettere con il professor Lionello Venturi che gli fa anche ottenere una borsa per un corso triennale di perfezionamento all’Istituto superiore di storia dell’arte di Roma. E già in questi anni comincia ad enuclearsi la sua vocazione artistica: teatrale, critico d’arte, giornalista e scrittore, in un clima di proficui rapporti intellettuali che si sviluppa intorno al gruppo di amici che comprende i fratelli Tino e Lello Richelmy, Mario Bonfantini, Enzo Giachino, Giorgio De Blasi, Giacomo Noventa, Carlo Levi, Giacomo Debenedetti. Nel 1929, infatti, in un quel clima di proficui rapporti intellettuali, Mario Soldati, assieme a Enrico Emanuelli e Mario Bonfantini, fonda la rivista novarese “La Libra”, e pubblica il suo primo libro, una raccolta di racconti dal titolo “Salmace”; sempre in quel 1929, grazie a Lionello Venturi ottiene una borsa di studio alla Columbia University di New York, e così Soldati parte per gli Stati Uniti; rientrerà in Italia nel 1931. Da quella esperienza nascerà il suo libro “America primo amore”, che uscirà nel 1935 e che viene considerata tra le sue opere migliori.

Ma in quegli anni, gli affari del padre vanno male, si rovesciano le condizioni agiate della sua famiglia, e Soldati capisce che deve darsi da fare per guadagnarsi da vivere. E così, al suo ritorno dall’America, viene assunto, nel 1931, dalla Cines a Roma dove inizia il suo lavoro nel mondo del cinema come assistente, sceneggiatore, aiuto regista. Lavora con famosi registi come Mario Camerini, Alessandro Blasetti, Carlo Borghesio, in film quali “Gli uomini che mascalzoni”, “Il signor Max”, “La contessa di Parma”, “Due milioni con un sorriso”. Attività che subisce una brusca interruzione, viene licenziato nel 1933; sono tempi duri e difficili, anche per la sua posizione di fronda con il Fascismo, in quegli anni trionfante. Riprende la collaborazione nel 1936 con Camerini. E nel 1939 finalmente esce con il suo nome il “suo” primo film “Dora Nelson”. Seguiranno i film che firma da regista: nel 1941 “Piccolo mondo antico” che sarà il primo di una trilogia su Fogazzaro; nel 1942 “Malombra”; nel 1943 il Fascismo censura la sceneggiatura del film in preparazione “Le miserie del signor Travet” tratto dall’opera di Vittorio Bersezio. Riprende alla fine della guerra nel 1945 con il film “Quartieri alti”, cui seguono, fino al 1958, una quindicina di film, tra i quali: nel 1946 e 1947 “Eugenia Grandet” e “Daniele Cortis”; nel 1948 un “Fuga in Francia”, alla cui sceneggiatura collabora Cesare Pavese; nel 1952 “La provinciale”; “La mano dello straniero” nel 1953; nel 1954 “La donna del fiume”. Nel 1955 “Guerra e pace”; nel 1958 “Policarpo ufficiale di scrittura” con Renato Rascel. Film in cui collaborano personaggi come Cesare Zavattini, Luigi Comencini, Ennio Flaiano, Emilio Cecchi, Aldo Debenedetti, Giorgio Bassani, Cesare Garboli, Pierpaolo Pasolini. Sono gli anni della nascita della RAI; infatti il 3 dicembre 1954, primo giorno di trasmissione, la televisione propone il film “Le miserie del signor Travet”. Sarà l’inizio di un grande e proficuo rapporto tra Soldati e il nuovo mezzo di comunicazione. Infatti tra il 1956 e il 1957 Soldati, da ideatore e conduttore, realizza la celebre inchiesta “Viaggio nella valle del Po – Alla ricerca dei cibi genuini”, che verrà tramessa dalla RAI in dodici puntate tra il 1957 e il 1958; nel 1960 realizza l’altra celebre inchiesta RAI “Chi legge? Viaggio lungo le rive del Tirreno”.

“Viaggio nella valle del Po” diventa un mito, si conquista un posto nella storia come una grandiosa opera pioneristica, un illuminante archetipo di quel filone (che esprimerà tutta la sua potenzialità qualche decennio dopo) della ricerca, della scoperta, della valorizzazione delle produzioni agroalimentari di qualità, nel loro legame con gli uomini, le terre, le aziende che li producono e li propongono. E da quel momento la trasmissione di Soldati farà scuola per tutti coloro che si cimenteranno con tali argomenti. E Soldati, già molto noto come scrittore e regista cinematografico, diventa uno dei personaggi più famosi e popolari di quegli anni. Fama più che meritata, perché pochi conoscono l’Italia come lui; poi in quelle inchieste si prepara, si documenta, anche se lui è un esploratore, un viaggiatore che ha tanta curiosità intellettuale e, da modello antesignano di “Gran Gourmet”, è capace di estrarre da ogni momento della vita gusti, umori, sentori, desideri. E soprattutto Soldati è un grande scrittore, anzi un grande scrittore di racconti e , per dirla con il professor Giovanni Tesio, “un narratore di grana nobilmente orale” e “uno dei narratori più geniali del nostro Novecento”. L’importanza di quella inchiesta è plurima, perché   fa scoprire e catalogare prodotti, saperi e sapori, ma anche uomini, luoghi, dialetti, situazioni dell’Italia più remota; quell’ Italia che è ancora profondamente agricola e rurale, ma in cui si intravedono, si annunciano i profondi cambiamenti dell’incipiente boom economico, della industrializzazione, della urbanizzazione, della fuga dalle campagne, che trasformeranno il Paese. Non ultimo l’inchiesta di Soldati (come tante altre della RAI) ha anche un alto valore formativo, pedagogico, in quell’Italia ancora poco acculturata e alle prese con alte percentuali di analfabetismo; in più Soldati lo fa senza intenti didattici, non paludato, anzi con un linguaggio “progressista”, innovativo, ad effetto, che fa molto presa sugli ascoltatori e sui lettori, e ne rivoluziona il rapporto, in modo simile, per dirla con Domenico Scarpa, a quello che avviene in quegli anni con Gianni Brera nel linguaggio sportivo e del calcio.

In modo complementare al suo lavoro nel cinema e nella Rai, prosegue intensamente la sua produzione letteraria. Nello stesso anno, 1935, di “America primo amore, esce “24 ore in uno studio cinematografico”; nel 1941 “La verità sul caso Motta”;; “L’amico gesuita” nel 1943; “Fuga in Italia” nel 1947; “Le lettere da Capri” nel 1954, vincitore del premio Strega; “Le due città” nel 1964; “La busta arancione” nel 1966; nel 1970 pubblica “L’attore” che vince il premio Campiello; nel 1976 “Lo specchio inclinato”, con cui vince il premio Bagutta; “La sposa americana” nel 1977; inoltre pubblica tanti altri libri che parlano di viaggi, diari, racconti e altre cose correlate anche alla sua attività di giornalista e di collaboratore con quotidiani (a cominciare dall’Avanti e Unità, come corrispondente di guerra, e poi con “Il Giorno”, “Il Corriere della sera”, “La Stampa”, E, da grande scrittore di racconti, enorme è la sua produzione di questo genere; sono infatti centinaia i racconti pubblicati nella sua lunga attività, poi raccolti in volumi, tra i quali: “La messa dei villeggianti” del 1959; “Storie di spettri” del 1962, “I racconti del maresciallo” del 1967 dai quali verrà realizzata una lunga serie televisiva, “55 novelle per l’inverno del 1971”,“ 44 Novelle per l’estate” del 1979.

Infine, parliamo di uno dei testi più importanti e interessanti di Mario Soldati, correlati alla sua passione, al suo lavoro, alle sue opere sui temi agricoli, agroalimentari, al mondo contadino, già ben delineati nella famosa inchiesta televisiva e in diversi racconti precedenti; stiamo parlando del libro “Vino al vino – Alla ricerca dei vini genuini”, composto da tre viaggi nelle province italiane del vino, compiuti nel 1968, nel 1970 e nel 1975, pubblicati man mano che si svolgevano e poi in edizione integrale (ne esiste una ottima edizione negli Oscar Mondadori). Ma più che di un libro, possiamo parlare di un grande lavoro “a la mode della Encyclopédie degli illuministi francesi”. Anche qui, come nel “Viaggio nella valle del Po”, Soldati da gran pioniere, fa scoprire in modo magistrale, con un modello e uno stile che continua a fare scuola, il poliedrico multiforme, e a quel tempo pressoché sconosciuto, il mondo del vino dell’Italia intera. Un viaggio che ci fa scoprire con gli uomini, i problemi economici e sociali, le situazioni, il paesaggio agrario e rurale, l’Italia che sta cambiando. E Soldati lo fa da par suo, ovvero da grande uomo di lettere e di cultura, perché, come afferma nel suo racconto “Il vino di Carema”: “Il vino è la poesia della terra”. “Il vino di Carema”, assieme ad altri due racconti: “Un sorso di Gattinara” e “L’albergo di Ghemme”, tutti scritti intorno al 1959, dedicati a tre luoghi emblematici del vino piemontese, preannunciano la struttura e lo stile con i quali affronterà e scriverà, qualche anno dopo, “Vino al vino”.

Un altro tributo che il Piemonte rese a Soldati: il 26 Ottobre del 2008 al Salone del Gusto di Torino, con un convegno dal titolo “Omaggio a Mario Soldati, celebre pioniere nell’opera di valorizzazione dell’enogastronomia e del paesaggio agrario”, organizzato dall’Assessorato Agricoltura della Regione Piemonte. Una bella kermesse in cui si avvicendarono letture di brani emblematici delle opere di Soldati, la proiezione del famoso filmato RAI “Viaggio nella Valle del Po, alla ricerca dei cibi genuini”, e dell’altro filmato “Alla ricerca dei vini genuini”, con gli interventi di: Mino Taricco, assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Carlo Petrini, presidente di Slow Food International, Guido Davico Bonino, docente universitario, Giovanni Tesio, docente universitario, Luciano Bertello, presidente dell’Enoteca regionale del Roero

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