I margari vittime dei pascoli in subappalto

I margari vittime dei pascoli in subappalto

margarodi Enrico Villa

Numerosi comuni montani dell’arco alpino, in queste settimane hanno bandito gli appalti per l’assegnazione dei pascoli ad alta quota di proprietà pubblica. Una volta assegnati, essi dovranno essere utilizzati dalle mandrie nella prossima stagione della monticazione, da giugno a settembre. Questa pratica della tradizione alpina e zootecnica rischia di dissolversi nel nulla poiché i pastori e i margari produttori dei formaggi dop e igp si sono ridotti sensibilmente di numero, anche se la migrazione stagionale oltre i duemila metri non si basa più sugli animali da soma e i cani pastore bensì sui fuori strada, le teleferiche tecnologiche, anche gli elicotteri. In Piemonte, area importante specialmente in provincia di Cuneo e del Verbano per l’allevamento alpino, i margari censiti sono circa 650, stando ai dati di Eurostat, della amministrazione regionale e della Associazione in difesa degli alpeggi, costituitasi appunto in provincia di Cuneo nel 2013, con un convegno che ha prospettato temi specifici assai interessati e di grande attualità. Infatti, regolare l’assegnazione ai margari e ai pastori superstiti dei pascoli di alta montagna, significa difendere tutte le aree alpine della Penisola, dal Nord alla Sicilia.

Secondo le rilevazioni statistiche, in parte confermate dalla Agea che avrà sempre maggiore importanza per l’applicazione della Pac dal 2015 al 2020, nel nostro paese pascoli e prati da foraggera coprono una superficie complessiva di 1.016.711 ettari. Di questi, 539.535 ettari si trovano nelle Alpi Occidentali e 477.266 ettari sono ubicate nelle Alpi Orientali.

Ma Giovanni Dalmasso, il vivace presidente e fondatore della Associazione in difesa degli alpeggi, ha preso una netta posizione in difesa prima di tutto dei margari vittime della speculazione tramite gli appalti dei pascoli di alta quota banditi dai comuni con la necessità di rimpinguare i loro scarni bilanci. Lo stesso sta avvenendo per le posizioni di Arema, l’associazione regionale piemontese dei margari e della Coldiretti di Cuneo, presidente Delia Revelli e direttore Enzo Pagliano. Nell’ultimo numero di febbraio de Il coltivatore cuneese, è stato ripreso un argomento prospettato in modo martellante da Giovanni Dalmasso fin dal 2013: avendo meno disponibilità finanziarie, i margari delle Alpi non riescono ad aggiudicarsi gli appalti i quali sono però assegnati a quanti hanno soldi, frequentemente estranei all’ambiente alpino. I pascoli, assegnati con il sistema del subappalto, fra l‘altro vietato dalla legge n. 203 del 1982, vanno ai veri margari e pastori, gli unici professionalmente qualificati dalla Pac. Le estensioni di prati pingui aggiudicati a soggetti danarosi ma estranei all’ambiente alpino, costano al subappaltante fino ad un milione di euro, sia pure per più di un anno. E la Coldiretti così riassume: Appalti alpeggi dei comuni: troppo esosi per i veri margari. Enzo Pagliano così completa: I pascoli montani hanno mantenuto nel tempo le loro proprietà produttive grazie ad un sapiente equilibrio di regole, usi, consuetudini e organiche concorrenze. Il problema, come anche ribadisce Giovanni Dalmasso, è non soltanto agricolo bensì socio economico, anche tenendo conto degli obbiettivi generali dell’Unione Europea attraverso i piani di sviluppo agricolo, affidati operativamente alle regioni. Infatti un’ azienda di alta quota, gestita da un margaro vero, andrà impostata sempre più con le regole di una qualsiasi impresa efficiente del primario. Le poste in gioco sono soprattutto due: il riconquistato equilibrio in difesa dell’ambiente, evitando eventi disastrosi con ripercussioni tragiche in pianura, dovute prima di tutto a fiumi e torrenti; inoltre, la preservazione biologica, avendo presente che un pascolo ben curano e gestito è abitato da oltre 5.000 specie animali e vegetali.

Anche per queste ragioni, subito dopo la presentazione del disegno di legge della Regione Piemonte il 20 gennaio di quest’anno, Giovanni Dalmasso ha chiesto agli assessori competenti che sulle nuove impostazioni dei parchi di alta montagna si tenga giuridicamente conto anche della realtà dei pascoli attraverso una commissione di sette/otto margari, esponenti specifici del territorio. L’apporto di queste voci specialistiche, anche basate sull’esperienza reale di ogni giorno, collocherà la Regione Piemonte in una posizione preminente in Italia, anche rendendo la nuova legge sui parchi più moderna e efficace.

Le statistiche ufficiali desunte dall’Istat per il nostro Paese, ma soprattutto da Eurostat per l’UE, confermano l’importanza in tutta Europa dei pascoli e dei prati da foraggio ben curati anche con i finanziamenti erogati a margari, pastori, altri agricoltori professionali. Nella Unione Europea, infatti, dalle aree a pascolo e prato (il 35%) discende un auspicato ritorno alla normalità delle filiere del latte, del formaggio e della carne. Per queste finalità preminenti, anche nel mondo il binomio pascolo/prati è fondamentale interessando più del 27% delle aree produttive del globo, tuttavia con problematiche diverse da continente a continente.

 

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