Lettera a Renzi e Padoan. 10 mila euro non bastano per promuovere il risotto

di Gianfranco Quaglia

Diecimila euro. Questo il budget a disposizione dell’Ente Nazionale Risi per promuovere il riso made in Italy, che coinvolge una filiera di 4200 aziende agricole, cento industrie di trasformazione, un fatturato complessivo di 1500 milioni di euro, un export pari a 527 milioni. L’Italia, ricordiamo, è il primo paese produttore d’Europa e forse diecimila euro bastano appena per accennare a promozione e marketing del brand. Ma questo è il vincolo ai tagli di spesa imposti all’Ente che proprio quest’anno compie 85 anni di vita. <Ecco perché – dice il presidente Paolo Carrà- ho deciso di scrivere ai vertici delle organizzazioni di categoria e industria sollecitandoli a prendere una forte iniziativa nei confronti del premier Matteo Renzi e del ministro dell’Economia Giancarlo Padoan. Se l’Ente fosse svincolato dalle limitazioni, potrebbe finalmente con i propri fondi intraprendere azioni beneficiando altresì di risorse messe a disposizione dal Piano europeo di promozione dei prodotti agricoli>.

In altre parole: i soldi ci sarebbero, ma non si possono toccare. L’appello di Carrà arriva dopo che è stato deciso a Roma di costituire un Tavolo di concertazione per le politiche agricole di mercato del riso con lo scopo di dare un nuovo input per la crescita del settore, coinvolgendo anche la grande distribuzione. Un concetto nuovo di concepire la promozione, non più circoscritta soltanto alla produzione, alla ricerca o alla trasformazione. Ma allargata, a tutto campo. E a maggiore ragione, in questa fase, ci sarebbe bisogno di avere mani slegate per compiere il salto di qualità, partendo dalla rilancio del marchio <Riso italiano> sul mercato interno e all’estero. <Ma senza un’adeguata promozione- aggiunge Carrà – ogni tentativo di connotazione del prodotto rischia di fallire>.

Ora o mai più, tenendo conto anche dell’aumento incessante delle importazioni di riso dal Sudest asiatico, che mettono in difficoltà il nostro madein. Ecco perché l’asticella dei diecimila euro deve essere abbattuta, altrimenti il risotto italiano rimarrà soltanto un piatto della domenica e per pochi.

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