Le braccia nei campi d’Italia fanno titolo sul New York Times

di Gianfranco Quaglia

Il lavoro bracciantile nei campi italiani diventa un caso mondiale. Leggere per credere. Con il titolo “A future that looks like the past” (Un futuro che assomiglia al passato) il New York Times International ha dedicato un ampio servizio giornalistico al tema del lavoro stagionale, da settimane al centro delle polemiche nel nostro Paese. Jason Dhorovitz nel suo reportage aggiunge: “Sempre più italiani stanno tornando ai lavori agricoli dei loro nonni”. Seguono interviste a imprenditori e lavoratori. “Se gli italiani ora hanno bisogno dei campi per sopravvivere, le fattorie tutto a un tratto hanno bisogno degli italiani” osserva l’articolista. E tra gli intervistati un giovane di Verona, che descrive questa opportunità come “manna dal cielo”. E la ministra Teresa Bellanova afferma che dopo il virus le nuove generazioni possono trovare un futuro, anche se “agricoltura non significa un ritorno alla zappa”. Non è neppure come “cogliere una mela rossa sull’albero” ammonisce nello stesso reportage Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: “Lungi dall’essere l’idillio dell’Eden dell’immaginazione italiana, l’agricoltura è un’industria moderna a cielo aperto che richiede competenza, impegno e flessibilità. Oggi la maggior parte degli italiani che consultano la piattaforma Agrijob messa a punto da Confagricoltura ancora considera il lavoro del Primario alla stregua del giardinaggio”.

E’ anche per questo che, pur apprezzando la buona volontà e la disponibilità offerta da chi ritorna o si avvicina alla terra, proprio Confagricoltura ha organizzato voli aerei con centinaia di lavoratori marocchini pagati privatamente dalle aziende agricole per farli arrivare in Italia. Un viticoltore dell’Alto Adige ha segnalato che gli italiani assunti erano fuggiti dopo poche ore e così lui stesso ha noleggiato un volo per portare otto operai romeni esperti nella sua vigna. Insomma, la terra è bassa e le rose hanno le spine.

 

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