La risaia assediata ora assedia Bruxelles

di Gianfranco Quaglia

Nella stagione del riposo, quando la risaia dovrebbe essere silente, gli addetti ai lavori (produttori, industriali, sindacati, politici) fanno invece sentire la loro voce. Forte e chiara, con toni accesi, che raggiunge Bruxelles. Nelle ultime settimane il mondo del riso, messo in crisi dalle importazioni asiatiche che arrivano in UE a dazio zero, alza il tiro e punta diritto al Palazzo. Quello europeo, accusato di essere fin qui insensibile. Prima i ministri Martina e Calenda, con il dossier per la richiesta della clausola di salvaguardia. Poi il presidente dell’Ente Nazionale Risi, con un messagio duro che prima d’ora non s’era mai sentito: la Commissione europea con il suo atteggiamento favorirebbe la violazione dei diritti umani. In altre parole: invece di migliorare le condizioni dei poveri risicoltori del Sudest asiatico (leggi in particolare Cambogia) non farebbe altro che agevolare le multinazionali e le industrie con lo spostamento in massa della forza lavoro e la sottrazione forzata delle terre.

Non solo. Nei giorni del viaggio del Papa in Birmania (altro Paese che usufruisce delle concessioni agevolate) una parola tabù, mai pronunciata neppure da Francesco e sulla quale persino la Chiesa locale si è raccomandata di tenere un profilo basso per non creare ulteriori tensioni, è invece echeggiata negli ambienti della risicoltura italiana. E’ Rohingya, che si riferisce alla minoranza etnica di religione musulmana relegata nella regione di Rahkhine, al confine con il Bangladesh. Considerati immigrati clandestini, è negata loro la cittadinanza birmana e i loro terreni sono confiscati. Vessati, molti sono sottoposti a lavoro forzato nei campi di riso (circa 28 mila ettari) dove avvengono anche decapitazioni.

La Coldiretti ha denunciato questa vergogna, già resa pubblica dall’Onu, ma tollerata dall’Unione Europea, la quale invece di prendere posizione continua ad accordare il sistema tariffario agevolato al Governo birmano che prosegue nella pulizia etnica.

Insomma, la misura è colma. Produttori e industriali italiani non escludono che presto possa sfociare in una manifestazione di risicoltori a Bruxelles. La risaia assediata è stanca di fare catenaccio, ha deciso di cambiare modulo e andare all’attacco.

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