La mela della discordia mette d’accordo su un punto: parliamone

di Gianfranco Quaglia

Parlare di pesticidi e agrofarmaci nell’auditorium di un conservatorio, come quello a Novara dedicato a Cantelli, dove di norma riecheggiano le note di Mozart, Beethoven o Vivaldi, può sembrare stridente. Ma se l’argomento è affidato a un regista e un gruppo di attori che lo traducono in evento teatrale, allora può diventare momento di riflessione. Così è avvenuto con <La mela della discordia>, sottotitolo <Una cena in-sostenibile>, promosso da Federchimica-Agrofarma con la collaborazione di Confagricoltura Novara. Lo spettacolo era già stato presentato a Expo 2015, ma l’effetto forse si era dissolto nell’oceano di proposte dell’esposizione internazionale. Qui, per la prima volta in Piemonte, ha avuto il merito di concentrare l’attenzione di agricoltori e consumatori sul tema in bilico tra sostenibilità e produzione, salvaguardia dell’ambiente, sicurezza alimentare e diritto al cibo per tutti. Il teatro viene scelto come strumento per favorire il dialogo. Il tutto affidato alla regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido, che arrivano dalle Manifatture Teatrali Milanesi, laboratorio interessante e prolifico, che vanta origini con Maurizio Nichetti e Angela Finocchiaro. Da lì nacque la compagnia Quelli di Grock che a Novara ha proposto gli attori Nadia Del Frate, Pietro De Pascalis, Cristina Liparoto, Alessandro Sampaoli, Debora Virello.

Il testo è giocato sull’antagonismo esistente tra il fondamentalismo salutistico e una concezione allargata della produttività senza confini né limiti. In mezzo la scienza e la conoscenza tutte da esplorare, affidate all’interpretazione degli attori che si lanciano in un dialogo acceso, ma garbato, all’interno di un salotto. Finale a sorpresa, con la Terra interpretata  da una figura quasi eterea, che cerca di mettere d’accordo gli opposti attraverso un messaggio: aprirsi alle innovazioni senza preconcetti.

Impresa coraggiosa e difficile, in questo caso, perché è facile pensare subito alla parzialità. Ma bisogna riconoscere che la Mela della discordia è un modo per confrontarsi senza nascondersi.

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