La bandiera italiana sventola beffarda sul falso gorgonzola

di Gianfranco Quaglia

La bandiera italiana sventola sui formaggi più noti e venduti all’estero, come Fontina,  Parmigiano, Gorgonzola. Un bel risultato per il made in Italy, verrebbe da dire. Ma subito dopo occorre porsi la domanda: ma è vero made in Italy? E’ una annosa diatriba, quella delle sofisticazioni e del cosiddetto Italian sounding, il suono italiano che tale rimane ma nella sostanza è tutt’altra cosa. Lo sa bene Fabio Leonardi, ad della Igor, il più grande caseificio di produzione del gorgonzola, vicepresidente del Consorzio di tutela dell’erborinato. Da anni si batte con forza per difendere dalle imitazioni un prodotto inimitabile, ma che – anche quando è sottoposto a modifiche e travisamenti – viene spacciato sulle tavole straniere come made in Italy. Un esempio? Gli accordi di libero scambio tra Unione Europea e Canada hanno favorito la diffusione in quel paese di prodotti che dopo il 2013 possono essere classificati come simil-tipo, blue cheese, ma dove in ogni caso il sostantivo gorgonzola appare evidente. Il prodotto italiano originale deve coesistere con quelli del posto, ingenerando confusione tra i consumatori. Peggio ancora accade negli Stati Uniti, dove sui loro falsi gorgonzola campeggia il logo con il tricolore. <E’ un chiaro comportamento ingannevole – dice Leonardi – contro il quale ben poco possiamo fare. E’ evidente che in tutto il mondo il richiamo italiano rappresenta una garanzia, un plus che dà valore al prodotto, qualunque sia la provenienza. Stiamo cercando di difendere la nostra origine, ma con molta fatica. Non solo subiamo la concorrenza, ma gli Usa hanno deciso un contingentamento sui quantitativi importati, creando un meccanismo che impone l’aumento dei dazi in base ai chilogrammi. Il che scoraggia l’approvvigionamento e determina un comportamento scorretto contro la libera concorrenza>. Per quanto riguarda il Canada cambierà qualcosa dopo l’accordo commerciale siglato proprio alcuni giorni fa con l’Unione Europea? L’intesa, che va sotto il nome di Ceta, dovrebbe tutelare i marchi di indicazioni geografiche, come il gorgonzola Dop, l’Asiago, la Fontina. Sarà proprio così oppure occorrerà una vigilanza stretta per l’osservanza del patto?

Evidente che Leonardi, da solo, o insieme agli altri produttori, non può fare più di tanto. <Il problema – dice- è europeo, è a Bruxelles che si gioca la difesa del made in Italy.. E lassù troppo spesso manca il nostro orgoglio Paese>.

You must be logged in to post a comment Login