In quel formaggio c’è un po’ (tanto) di latte lituano

di Gianfranco Quaglia

Come si traduce latte in lingua lituana? Pienas. Sarà bene memorizzare questo vocabolo,se non vogliamo essere ipocriti e fingere che a tavola i nostri formaggi sono tutti Made in Italy. Alcuni sicuramente, altri con un pizzico di quel «pienas» arrivato appunto dalla Lituania che destina all’Italia i due terzi delle proprie esportazioni. L’allarme è stato lanciato da Ettore Prandini, vicepresidente Coldiretti, durante il convegno promosso da Associazione Distribuzione Moderna sulla sfida della competitività per il latte italiano. Colpevole non è la Lituania, ma la mancanza di una etichettatura che indichi la provenienza e poi l’assenza di eticità nei confronti dei consumatori, l’89% dei quali ritiene che la carenza di indicazioni possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari.

Sul latte sono stati commessi troppi errori, dice Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che aggiunge: «Sbagliano gli attori della filiera a insistere in una guerra assurda per salvaguardare le proprie rendite, con il solo risultato di far chiudere le stalle e penalizzare le produzioni made in Italy. Ma sbaglia anche la Ue a non mettere in campo misure incisive per superare l’attuale stato di crisi». Il paradosso è che in tutta l’area europea si prevede un incremento di produzione pari al 13 per cento nei prossimi dieci anni, a fronte di una diminuzione dei consumi già in atto.

Gli effetti sono evidenti: in Italia oltre mille stalle chiuse, delle quali il 60% in montagna, perché il latte agli allevatori è pagato al disotto dei costi di produzione, con una riduzione dei compensi sino al 30 per cento rispetto allo scorso anno. Si salvano soltanto gli allevamenti che superano i 100 capi e tecnologicamente all’avanguardia; ma il 48% delle circa 33 mila aziende zootecniche in Italia è ancora di piccole dimensioni, inferiori ai 15 capi e meno di 100 tonnellate di produzione complessiva.

A fronte di 110 milioni di quintali di latte prodotti in Italia, 85 milioni di quintali sono quelli importati e spacciati come italiani: il tutto finisce in latticini, yogurt, formaggi.

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