Il territorio, patria artificiale che si disfa anno dopo anno

Il territorio, patria artificiale che si disfa anno dopo anno

di Enrico Villadegrado

Nei suoi saggi Sergio Baratti, già direttore generale dell’Associazione irrigua Est Sesia di Novara, già docente all’Università di Pavia e responsabile del bel periodico “Est Sesia” riguardante l’irrigazione in funzione del territorio, richiama l’economista milanese Carlo Cattaneo (1801/1869) che a Pavia si laureò in giurisprudenza e che è stato un “campione di federalismo”. L’ultima citazione in ordine di tempo è nell’inserto su “Est Sesia” riguardante le origini e lo sviluppo dell’irrigazione nella pianura padana occidentale fino a metà dell’Ottocento. Nella introduzione al complesso testo, che riassume la trasformazione del territorio, l’ingegner Baratti rammenta una definizione di Cattaneo nell’area della Pianura Padana fra Lodi, Pavia, Novara, Vercelli, che produttivamente divenne meno precaria con la realizzazione del Canale Cavour, inaugurato il 12 aprile 1866. Riferendosi ai secoli di trasformazione con canali e corsi d’acqua artificiali, l’economista lombardo riassunse così: l’enorme deposito di fatiche. Infatti, non perdendo mai di vista l’acqua e la terra, per fini produttivi e di bonifica l’uomo ha trasformato il paesaggio. La documentazione di questa evoluzione, è custodita nell’archivio di prim’ordine curato dall’Associazione Est Sesia, costituita a Novara nel 1921.

Su L’Espresso il giurista Cesare de Seta, già docente alla Normale di Pisa nonché poligrafo in relazione al territorio e alla sua difesa, anche lui richiama l’economista Carlo Cattaneo, inviso al governo austriaco del tempo ma che non era del tutto contrario ai piani territoriali degli Asburgo, in particolare di Maria Teresa d’Austria, anche fondatrice dell’Ateneo di Pavia. Cesare de Seta prende spunto da un recente volume sui disastri territoriali sempre subiti dalle regioni della Penisola dove, non soltanto i tecnici bensì anche i filosofi e i sociologici, cercano una spiegazione. Nel libro, edito da Rubertino, Emauela Guidobono e altri autori, esaminano quanto è successo nei secoli anche presi in considerazione da Sergio Baratti sotto una prospettiva forse diversa: il territorio bonificato a grande fatica, così anche valutato da Carlo Cattaneo, in realtà sarebbe stato “violentato” con la modifica artificiale del paesaggio agrario, secondo il giurista Cesare de Seta violando gli articoli 9 e 52 della Costituzione. Infatti, in base agli articoli 9 e 52, il compito primario degli italiani è di difendere e tutelare i territori al di là degli aggressivi eventi bellici perché essi chiamano ugualmente ad un dovere patriottico. In realtà, è “patriottismo” essere sensibili alla prevenzione dei disastri territoriali, reagendo con solidarietà costruttiva quando essi avvengono. In tempi diversi questa era, in sostanza, la visione territoriale di Carlo Cattaneo che a causa degli austroungarici dovette riparare a Lugano dove morì. E a causa della insensibilità diffusa della Penisola, di disastro in disastro, di mal governo in malgoverno, non in investimento ma in costo vivo ogni evento pesa sui nostri bilanci per oltre cinque miliardi di euro. Però, annota, il volume della Guidobono, al di là delle dichiarazioni roboanti di calamità, nessuno fa niente o poco. E, secondo de Seta che interpreta Carlo Cattaneo diversamente da Sergio Baratti, tutte le opere idrauliche (anche quelle di Leonardo e degli Sforza dei Navigli?) hanno trasformato i nostri territori in una “patria artificiale“. Essa “si disfa anno dopo anno”. E un presunto antidoto in difesa dei territori potrebbe essere lo stop di opere pubbliche per l’urbanistica e per l’agricoltura.

In effetti, allo scopo di evitare un avvenire “senza reale futuro“, la politica del nostro Paese ha reagito con leggi, decreti, provvedimenti tampone. Stando ai calcoli dell’urbanista e ingegnere Eddy Salzano, richiamati da Cesare de Seta, negli ultimi 30/40 anni sono state emanate 535 leggi e provvedimenti di carattere statale nonché 1500 leggi regionali. Però, in concreto, non è accaduto nulla di apprezzabile sia da un punto di vista finanziario e delle realizzazioni. Adesso giacciono in Parlamento circa duecento proposte di legge. Fra queste, già approvato dalla Camera e in attesa dell’approvazione del Senato, il disegno di legge 2039 di iniziativa governativa sulla “difesa del suolo, l’inquinamento del suolo, il recupero delle zone e delle aree edificabili”. Secondo le critiche, non è riservato molto spazio alle aree territoriali per impiego agricolo mentre si profilerebbe una pesante ipoteca a favore dell’urbanistica che, una volta ancora, potrebbe ridurre gli spazi per una agricoltura moderna, realizzando con fatica i progetti cui, nell’Ottocento, alludeva Carlo Cattaneo. Le opere irrigue progettate e ancora in un cassetto, comprese le dighe per uso civile e agricolo, rimangono in attesa rendendo ancora meno prevedibile il futuro “imprevedibile” come ipotizza il volume di Emanuela Guidoboni e altri. Diversamente da quello che descriveva Carlo Cattaneo, il disordine meteorologico, le frane, gli smottamenti e il bisogno disperato d’acqua invitano perentoriamente a fare diversamente da quanto è avvenuto negli ultimi sessanta/settanta anni. Altrimenti, i nostri territori non rimarranno più nemmeno “artificiali“. E così andrà anche per i nostri paesaggi, sicuramente un nostro grande patrimonio da tutelare.

 

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