Il riso made in Italy del Dottor Scotti espugna Chinatown

di Gianfranco Quaglia

Come si scrive e si traduce riso in cinese? Non avventuriamoci in imprese complicate. Fermiamoci piuttosto ai primi passi, all’inizio della strada. Come ha fatto il celeberrimo dottor Scotti, re della trasformazione del riso Italia, che ha deciso di bussare al cuore di Chinatown a Milano cominciando dal numero 58 di via Paolo Sarpi, dove arrivano profumi, aromi, idiomi del grande quartiere cinese sotto la Madonnina. Lo spaccio monomarca aperto da pochi giorni è rivolto ai milanesi, ma soprattutto agli abitanti asiatici più avvezi a gustare il riso con i bastoncini che non con la forchetta.

Dario Scotti, che in tema di comunicazione non è mai secondo, da Pavia sbarca in una Milano che dopo Expo ha rinnovato il suo look e divide l’ombra delle guglie del Duomo con i profili dei grattacieli. E per l’inaugurazione del suo punto vendita ha trasformato per una sera via Sarpi in una Milano da bere o da mangiare: aperitivi e incontri sul red carpet in strada, calici, varianti sul tema riso in degustazione ai passanti, con lo yogurt che conquista i milanesi. All’interno vasta gamma di proposte, dalle gallette alla linea bio e alla varietà per sushi. Sulla parete dello sfondo l’immancabile richiamo fotografico dell’icona Silvana Mangano di <Riso amaro>, perché – dice Scotti – il mondo del riso made in italy va vissuto dalle origini, dando il senso del lavoro e della fatica che hanno portato sin qui.

Entrare in Chinatown e scommettere sui cinesi, ormai alla seconda-terza generazione, è la nuova sfida di Scotti. Se lui e i suoi collaboratori non parlano cinese, poco importa: è già stata avviata una selezione per assumere personale di lingua madre in modo da interagire con gli avventori del quartiere. Insegnare loro a consumare il riso italiano non è presunzione. La Scotti è già sbarcata a Pechino e non solo: nel paese del Dragone ha cominciato con il latte di riso e altri derivati, come gli snack che stanno conquistando i giovani ai distributori. Sottovoce e sottotraccia, come a Chinatown, forse c’è la speranza di arrivare al risotto.

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