Il petrolio del Piemonte? Si chiama Nebbiolo

di Gianfranco Quaglia

Sarà il Nebbiolo il propellente, anzi il “petrolio” del Piemonte? Potrebbe esserlo. L’antico e nobile vitigno ha potenzialità attrattive tali da mutare il corso della storia moderna di una regione che – un tempo forte di industria – ora fatica e cerca nuovi stimoli. Almeno così la pensa Giovanni Negri, autore del libro “Il mistero del Barolo – ma è il Nebbiolo che conquisterà il mondo”. Sulla stessa lunghezza d’onda sono in molti. E lo si è visto alla presentazione del volume, avvenuto a Ghemme, una delle patrie del Nebbiolo. Basti pensare – come sottolinea l’enologo Claudio Rosso – che il vitigno è coltivato nel mondo su una superficie di 7 mila ettari, di cui 5600 soltanto in Piemonte. Non a caso un fondo statunitense si è fatto avanti, pronto a investire 100 milioni di dollari in un progetto che partendo proprio dal Nebbiolo potrebbe mettere in moto una nuova economia. Naturalmente non tutto in bottiglie vendute, perché la produzione sarebbe insufficiente, ma il nobile vitigno potrebbe diventare il volano di un sistema regionale riconosciuto ovunque proprio grazie al marchio Nebbiolo, un vitigno di cui ci si innamora perché riflette il territorio. Lo si è detto e scritto più volte: il Piemonte come la Borgogna. Ma bisogna crederci. Negri, Rosso, Lorella Zoppis Antoniolo presidente Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte lanciano una sfida e si danno un termine: quattro anni. In questo arco di tempo si potrebbe sviluppare un progetto imperniato su un prodotto, anzi una unicità non replicabile in grado di essere “brand” locomotiva.

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