Il mare perduto sotto la risaia

di Gianfranco Quaglia

Sotto i nostri piedi c’era un mare sommerso e invisibile di un miliardo e 308 milioni di metri cubi d’acqua. C’era sino al 2021, prima che l’anno orribile targato 2022 non cancellasse quasi ogni traccia di un’isola felice sotterranea, compresa tra Piemonte e Lombardia. La siccità, l’assenza di piogge, la mancanza di invasi che trattenesse i pochi millimetri caduti, hanno inferto il colpo di grazia. E così la falda sottostante la grande risaia europea si è inaridita. Con gli effetti che gli agricoltori stanno toccando con mano: taglio delle produzioni, rese inferiori alla media. Ecco perché ora è urgente ricorrere ai ripari, anzi prevenire prima che si ripeta un’altra annata storta. Tutti gli occhi sono già rivolti al 2023, ma occorre lavorare adesso, sfruttare l’inverno per essere pronti. Questo il senso del convegno che Confagricoltura Vercelli Biella, presieduta da Benedetto Coppo, ha organizzato coinvolgendo esperti del settore e imprenditori. Alla ricerca dell’acqua perduta, potrebbe essere il titolo della “mission” che unifica, almeno questa volta, gli attori della filiera: risicoltori, industriali, tecnici delle acque, politica. Perché la posta in palio è troppo alta, perderla ancora più rischiosa: significherebbe abdicare al primato della risicoltura italiana, dare il via libera (in parte già in atto) alle importazioni. Annullare una storia secolare. L’obiettivo è quello di rimpinguare la falda e fare in modo che quel mare sotterraneo sia ripristinato. Per poi attingervi quando ce ne sarà bisogno nei momenti di criticità estrema, come nel 2022. Paolo Carrà, presidente di Ente Nazionale Risi: “Dobbiamo batterci per la ricarica della falda sotterranea, ricorrendo anche alla sommersione invernale dei campi là dove è possibile. Per il 5 dicembre abbiamo organizzato un vertice con i due assessori all’agricoltura di Piemonte e Lombardia, da quell’incontro dovremo uscire con indicazioni precise”. E il presidente Coppo: “Occorre arrivare a una coesistenza tra il sistema della semina del riso in asciutta e quello in sommersione tradizionale, utilizzare l’uno e l’altro in modo opportuno. Riprendere, se necessario, antiche tecniche agronomiche già utilizzate dai nostri padri: ad esempio la pesta dei terreni molto bibuli e l’uso dell’asse spianone”. Come dire: c’è un grande avvenire dietro le spalle.

 

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