Il Manifesto delle farine che unisce Grange e Langhe

Il Manifesto delle farine che unisce Grange e Langhe

nonno di Enrico Villa

E’ il Manifesto delle farine. Tempo fa, rifacendosi al suo lavoro di mugnaio-artista, lo abbozzò Felice Marino, fondatore della omonima impresa, in sessanta anni ingrandita in Piemonte, con una fama italiana e internazionale che con le sue farine ottenuto da macine al naturale è anche un manifesto sul bio e anche sull’agricoltura dinamica, nel 1924 codificata dal filosofo croato Rudolf Steiner (1861/1925) fondatore della antroposofia, che ripropone il rapporto intimo fra l’infinitamente piccolo e il macro. Nell’ambito di questo mondo complicato avviene lo sviluppo della natura senza interventi esterni che si chiamano tecnologia esasperata e formulati chimici e fisici.

Le regole, individuate da Steiner scandagliando il Creato in ogni suo risvolto, sono ridiventate un riferimento preciso per l’agricoltura moderna e per i suoi derivati pratici. Infatti, la antroposofia offre suggerimenti andando oltre la coltivazione bio, ingrande espansioneanche inItalia in Europa comunitaria incominciando dalla Germania e dai paesi nordici.

 Bio, 250 mila ettari in Italia

Ultimamente, sulle coltivazioni bio (oltre 250 mila ettari in Italia) sono stati forniti dati eloquenti. Il giro di affari dei prodotti bio èsalito a 2 milioni 600 mila euro nel 2014. E nel primo trimestre del 2015 esso è ancora aumentato del 20%. Nei discount (25,81%), nel gdo più in generale (circa il 25%) i consumatori gradiscono sempre di più il bio indenne dai pesticidi e acquistano i prodotti sempre più comperati dalle centrali di acquisto le quali, attraverso le multinazionali,operano sullo scacchiere globale.

Il manifesto delle farine di Felice Marino è riproposto dal nipote Fulvio che per l’impresa Marino cura la comunicazione e l’ufficio stampa. Negli anni Cinquanta, in cui Armando Gariboldi storico delle riserie anche descrisse minuziosamente questi impianti specializzati, nell’alta Langa Felice Marinoscoprì un mulino per cereali macinati con pietre periodicamente scalpellate a mano e con metodo francese per mantenere vive le qualità intrinseche dei prodotti. E se ne innamorò, deciso a diventare mugnaio/artigiano, come del resto anni dopo accadde per spirito imprenditoriale al langarolo Oscar Farinetti iniziatore di Eataly, con i suoi punti vendita ormai moltiplicatosi in tutto il mondo.

 Il <matrimonio> con le Grange

L’iniziale Mulino Marino negli anni si è ingrandito, specializzandosi nella produzione delle farine di cereali e anche diventando il nucleo centrale di una rete nel cui ambito si trovano l’eccellenza dietetica e anche le macchine per trasformare queste produzioni. Così, con il suo mulino e le sue pietre, che anche macinano il riso per trarne derivati di pregio per biscotti, pizze e altro, la Marino è nel frattempo diventata una poderosa organizzazione per offrire tutto quanto il consumatore desidera dai cereali e dai suoi derivati, tra cui, fra l’altro, risotti confezionati anche fornitida un’altra impresa nata a Lignana nelle Grange risicole, facente capo alla Famiglia Perinotti. Giovanni Perinotti, appassionato conoscitore delle organizzazioni per gestire l’antigrandine nonché i rapporti collettivi fra produzioni e terzisti gestori di gigantesche macchine agricole, è recentemente diventato presidente di Confagricoltura di Vercelli eBiella, una delle associazioni in Italia più importanti per il comparto risicolo. Evidentemente, anche nella pianura risicola delle Grange vercellesi enegli uffici e nei laboratori della società Airone dei Perinotti, si condivide il Manifesto delle farine. Il principio fondamentale di questo manifesto è il seguente: abbiamo tutti un dovere, quello di tutelare l’ambiente e le generazioni future. Come artigiani/artisti che nell’agricoltura e nei suoi prodotti, evitando la standardizzazione, non danneggino la natura, il grano e gli esseri umani.

 I custodi di Enkir

Lo stesso principio anche di Rudolf Steiner è ispiratore di una impresa collettiva, altrettanto attraente, curata dal servizio tecnico di Coldiretti diCuneo: la coltivazione bio di cereali e graminacee da trasformare in farine, indenne dalla chimica, da produrre per il Mulino Marino. In superfici ridotte e di recupero, perché altrimenti non utilizzabili ad oltre 500 metri sul livello dal mare, la cooperativa Le sette vie del Belbo e una decina di produttori assicurano le produzioni annuali di Enkir (il millenario progenitore genetico dei grani moderni), delle patate di montagna, del giapponese atzuchi rosso e verde (un fagiolo nipponico sbarcato in Europa) del fagiolo nano, del Kamut e del farro, delle decine di erbe officinali riscoperte dalla medicina e dalla cosmesi. Quasi tutto, in una atmosfera non mutata in mezzo alle vigne descritte da Cesare Pavese (1924/1950) e Beppe Fenoglio (1922/1963) è trasformato in loco dal Mulino Marino e da altri. Sulla genuinità bio sembra che anche vigili la torre medioevale che sovrasta i grandi vigneti di Cossano Belbo e di Santo Stefano Belbo, patria di Carlo Gancia (1829/1897). Annotano alla Coldiretti di Cuneo: le produzioni biologiche sono una opportunità per le aziende agricole e come, specie in zone più marginali, possano contribuire efficacemente a combattere l’abbandono.

 

 

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