Il drone volò sui Nebbioli

di Gianfranco Quaglia

Lo hanno visto sorvolare nelle mattinate terse, un leggero ronzio che scuoteva il silenzio della collina. Non era qualcuno che volava sul nido del cucuolo, come nel famoso film. Semplicemente era il drone che osservava i filari d’uva tra Briona, Fara, Ghemme, in provincia di Novara, dove maturano le uve di Nebbiolo. Il drone è il mezzo utilizzato dal Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte, presieduto da Andrea Fontana, per monitorare la presenza di uno degli insetti “alieni” più invasivi: la Popilia Japonica. Arrivato alcuni anni fa dall’Oriente, agevolato dalla vicinanza dell’aeroporto di Malpensa che favorisce i trasporti intercontinetali, il coleottero è diventato un incubo perché attacca la vegetazione e anche i vigneti. Per questo i viticoltori hanno fatto ricorso a questo progetto sperimentale, in collaborazione con il Politecnico di Torino, per avere un quadro più esatto del fenomeno e contrastarlo. I primi risultati sono stati presentati alla Giornata della viticoltura che si è svolta a Barengo (NO), dove si è parlato anche dei 37 anni di attività di difesa integrata nei vigneti dele colline novaresi. Un progetto antesignano rispetto alle altre iniziative sorte nel resto d’Italia. Nel tempo molta strada è stata compiuta: ora si è arrivati al drone, che nel caso specifico non ha avuto soltanto la finalità di moitorare la presenza della Popilia sulle foglie e i tralci della vite. Il progetto, finanziato dall Regione Piemonte, ha consentito anche di intervenire con l’irrorazione di fitofarmaci specifici, dopo aver ottenuto l’autorizzazione ministeriale. Così, nel Novarese, questa vendemmia sarà la prima ottenuta anche con l’ausilio di un drone.

 

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