Il #boscochec’èinnoi l’hashtag di Alessandra

di Gianfranco Quaglia

C’è stato un tempo identificato come l’era del fuoco, altre del bronzo, paleolitica, palafitticola. “Ma quella del legno è sempre stata, non ha età”  dice Alessandra Stefani, oggi direttore generale del Dipartimento Foreste del Ministero Politiche Agricole. L’alto dirigente è tutto tranne che un burocrate, di quelli che passano le carte negli uffici dei dicasteri. Dotata di un rapporto relazionale non comune, ma soprattutto forgiata sul campo, con un dna che la identifica con la natura e i boschi. Lei, generale e già vicecomandante del Corpo Forestale sino allo scioglimento e alla confluenza nell’Arma dei Carabinieri, il mondo del legno lo ha preso per mano quando, con grande passione, dirigeva il comando di Novara, poi quello regionale del Piemonte. Paladina nei boschi non solo per dovere, ma per vocazione, in prima linea sul fronte del fuoco e delle alluvioni, senza metafore. 

“L’idea di bosco – aggiunge – è in ciascuno di noi -. L’uomo si rivolge a quel bene in cui ognuno di noi identifica i valori”. Una filosofia, la sua, temprata sui banchi di scuola, in famiglia, fra gli alberi e sui terreni riarsi dal Nord al Sud della penisola. Alberi come simboli di solidità esteriore e intrinseca, da preservare dagli attacchi e dalle distruzioni. Sentinelle del territorio, diffusori di salubrità e sicurezza. E questi ruoli non sono metafore. “Con il legno possiamo progettare, costruire, ma dobbiamo farlo in modo sostenibile, la sfida è coniugare valore comuine con ciascun proprietario di bosco. Io immagino un’Italia con il verde per tutti a simmetria variabile”. Questi concetti, espressi alla Conferenza programmatica di presentazione del Piano Nazionale del Verde, tenutasi a Novara, confermano che occorre partire da una convinzione fideistica prima ancora di quella programmatica per salvare il patrimonio verde. Alessandra appartiene alla squadra delle italiane toste e gioca da centrattacco. E ama le storie dei coraggiosi. Non a caso uno dei suoi film preferiti è Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure, di Akira Kurosawa.

 

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