Graziosi, cantore della risaia. Sulla Topolino amaranto

di Gianfranco Quaglia

“Sulla Topolino amaranto si sta ch’è un incanto nel quarantasei…”. Così canta Paolo Conte nel suo celeberrimo brano musicale evocando quei tempi e l’auto dei sogni. La vettura è lì, tutta d’un fiato e d’un pezzo, nel cortile del museo contadino a Casalbeltrame (Novara), a ricordarci non l’artista astigiano ma l’autore della “Topolino amaranto”, Dante Graziosi, di cui in questi giorni il Centro Novarese di Studi Letterari celebra il 25° della scomparsa. Il professor Dante Graziosi di Granozzo, che inseguito diventerà onorevole, sottosegretario con molte altre cariche nel mondo agricolo, girava di cascinale in cascinale su quella vecchia Topolino amaranto come medico degli animali. Veterinario (in seguito assumerà la presidenza nazionale dell’Ordine professionale), era il punto di riferimento degli agricoltori, di cui diventava il suggeritore e ne raccoglieva gli sfoghi. Conosceva l’anima e il tessuto agricolo della Bassa novarese, e lo tradusse in una serie di libri trasferendo nelle pagine il senso di quel mondo contadino predecessore dell’agricoltura 2.0 o addirittura 4. La Topolino amaranto diventò poi uno sceneggiato televisivo, così come un’altra opera, “Nando dell’Andromeda” interpretato da Nino Castelnuovo. La sua fu una penna prolifica, che immortalò pensieri ed emozioni con “Borghi sull’acqua”, “La Terra degli aironi”, per citare alcuni fra i più famosi libri. E tutti accomunati da quell’amore per la gente dei campi, senza mai indulgere alla nostalgia di un passato che non può tornare.

Graziosi è stato il cantore della risaia, ha saputo darle dignità molti anni prima che arrivasse Sebastiano Vassalli con la sua “Chimera”, portando sul podio uno scenario orizzontale che fatica a competere con il fascino delle colline, di quell’altro Piemonte celebrato da Pavese.

Scriveva le pagine più belle e intense quando tornava da Roma o dal resto del mondo, nel buen retiro della sua casa di campagna a Monticello di Granozzo, immerso nelle nebbie o nelle calure estive. Di quel casolare non è rimasto nulla. Cancellato da Novarello, dove la squadra del Novara Calcio va in ritiro per prepararsi e meditare sui moduli da adottare in campo. Ma questa è un’altra storia.

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