Generazione Z riscopre la Mora, capolavoro a cielo aperto di Leonardo

di Gianfranco Quaglia

Leonardo da Vinci cominciò con la Mora, ma ogni riferimento agli orientamenti sessuali in questo caso è fuori luogo. Qui per Mora s’intende la Roggia, che si stacca dal fiume Sesia in provincia di Novara, confluisce nella Sforzesca in Lomellina assumendo il nome di Mora Bassa dopo un percorso tortuoso di circa 60 chilometri, alimentato da più corsi d’acqua. Una pagina di storia dell’agricoltura italiana, ma anche del Ducato di Milano, poiché la Mora – secondo alcune tesi – è di origine leonardesca, quando il genio chiamato alla corte milanese da Ludovico Sforza detto il Moro, progettò il percorso per irrigare i possedimenti del Duca di Milano in Lomellina. Era il 1488, da pochi anni il Moro aveva dato inizio a quella che sarebbe diventata la risaia Made in Italy. Questa storia, così viva e palpabile ancora oggi seguendo lo scorrere dell’acqua, sarà rivisitata dagli studenti di una scuola di Novara, la Fornara-Ossola, dove è stato costituito un polo scolastico per la diffusione della cultura storica locale attraverso le proposte dei ragazzi e l’aggiornamento formativo dei docenti. Fruisce del sostegno della Fondazione Banca Popolare di Novara, presieduta dall’avvocato Franzo Zanetta, e si avvale dei contributi d’esperienza e del sapere di storici, come Paolo Cirri, Dorino Tuniz, Giovani Cerutti direttore dell’Istituto della Resistenza, Maria Carla Uglietti, Maria Marcella Vallascas. Di Fabia Maria Scaglione e Valerio Cirio, dirigente e insegnante alla Fornara-Ossola, promotori di iniziative che nascono all’interno di un istituto dedicato a due figure emblematiche (Fornara esponente della Resistenza e primo prefetto di Novara, monsignor Ossola, il vescovo che trattò la resa con i tedeschi e salvò la città).

Permeata dall’aura di questo passato, la “generazione Z” si proietterà anche fuori le mura scolastiche, indagando la storia del territorio attraverso visite guidate e ricostruzioni coinvolgendo la città. Non poteva sfuggire il fascino emanato dalla Roggia Mora, con tutto il suo carico leggendario e intrigante che trasuda: laggiù, dove diventa Mora Bassa, l’Associazione Est Sesia conserva il mulino che – si dice – fu offerto da Ludovico Sforza come dono di nozze a Beatrice d’Este. Ma poi fu proprio lui, il Moro, a trasformarlo in alcova per incontrare l’amante Cecilia Gallerani, la dama con l’ermellino alla quale Leonardo Da Vinci dedicò il celeberrimo ritratto. I ragazzi non si fermeranno a queste suggestioni: andranno oltre, scandagliando anche lo stato di salute delle acque con il prelievo di campioni che poi analizzeranno con l’Arpa.

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