E Andreotti disse: il gorgonzola? Posso promuoverlo, non è siciliano

E Andreotti disse: il gorgonzola? Posso promuoverlo, non è siciliano

SAM_0343di Gianfranco Quaglia

Si doveva trovare un nuovo testimonial che promuovesse il gorgonzola. Uno che fosse fuori dagli schemi, ma al tempo stesso che non interrompesse la fortunata galleria di proposte con personaggi ammiccanti, del calibro di Alena Seredova, Manuela Arcuri. E poi Nancy Brilli, l’arbitro Collina. Perché non un politico? Qualcuno azzardò: Giulio Andreotti. Un nome conosciuto, persin troppo, in quegli anni al centro della burrascosa vicenda che lo vedeva accusato per presunte collusioni con il sistema mafioso. Lui sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Nulla di sexy, ma sicuramente il suo volto avrebbe «bucato». L’agenzia Thomas, che cura la promozione del Consorzio Gorgonzola, ebbe il via libera. Andreotti fu contattato, volle intingere il dito in una forma di gorgonzola, se lo portò alla bocca. Poi disse semplicemente, con ironia e arguzia che gli furono sempre riconosciute: «Posso farlo, non è un formaggio siciliano».

E così partì la campagna, con il volto del politico più noto d’Italia. E a un’altra condizione: che i proventi per lui previsti fossero devoluti in beneficenza, nella fattispecie alla Fondazione Don Gnocchi di Milano.

Giorgio Azzali, della Thomas di Novara, ha rievocato il gustoso episodio durante il convegno che si è svolto a Morimondo (Milano) su «Il sistema delle eccellenze lombarde»,moderatore il giornalista Sandro Neri. Il gorgonzola, per metà piemontese e l’altra lombarda, sarà uno dei punti di riferimento gastronomici a Expo, nel Padiglione Italia. All’incontro sono intervenuti anche l’assessore all’agricoltura della Regione Lombardia, Giovanni Fava, Luca Valdetara (responsabile della certificazione), Erasmo Neviani (docente dell’Università di Parma), Chiara Gelmini, consigliere del Consorzio.

Il pianeta gorgonzola è forte di 38 tra produttori e stagionatori, coinvolge 2053 operatori compresa la filiera. Ha un giro d’affari di 550 milioni di euro. Oggi, a promuovere questo mondo che si è trasformato pur mantenendo integre le caratteristiche di produzione e stagionatura, c’è Antonino Cannavacciuolo, chef stellato. Come dire che negli anni l’erborinato ha fatto strada: dal copricapo di carta dei muratori al tocco dello chef.

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