Da Trino a Lipsia: un intreccio di riso, acque e arte tipografica

Da Trino a Lipsia: un intreccio di riso, acque e arte tipografica

di Enrico Villa

trinoSullo sfondo il Principato di Lucedio, dove nel 1123 i monaci venuti dalla Borgogna portarono in Occidente le prime coltivazioni di riso con una varietà unica importata da oriente. La “via d’acqua” italiana, vale a dire il Po, divenne un collegamento sistematico con la Pianura Orientale dove a Isola della Scala e nel suo territorio la Repubblica Serenissima di Venezia “aprì” ad una nuova coltivazione assai promettete, dove un chicco era moltiplicato fino a 9 volte e avrebbe risolto il problema pressante della scarsità alimentare.
Nei secoli un po’ turbolenti dalla fondazione del Principato di Lucedio, appunto favoriti dalla “via d’acqua”, Casale Monferrato e Trino passarono prima sotto il marchesato del Monferrato, quindi sotto la dominazione dei marchesi Paleologi che avevano le loro radici a Bisanzio, infine sotto i Gonzaga di Mantova. E, sia a Casale, ma soprattutto a Trino, attraverso la mercatura di prodotti agricoli si sviluppò anche l’”arte tipografica” che avrebbe collegato quest’area piemontese (allora catalogata come lombarda) con Venezia, la Germania, Lione. Johann Gutemberg nel 1455( negli stessi anni in cui a Vigevano Ludovico il Moro nella sua fattoria aveva impiantato risaie) aveva inventato la stampa a caratteri mobili, in realtà una intuizione venuta dal Celeste Impero cinese. Qui, grazie appunto alla stampa, i manuali tecnici, in particolare di agricoltura, si era già affermati. In un primo tempo Gutemberg e i suoi molti allievi europei si dedicarono alla stampa di opere religiose, filosofiche, giuridiche e di medicina le cui tracce si trovano anche nelle “cinquecentine”, oggi affascinanti e talvolta inarrivabili pezzi museali.
Ma come anche hanno ricordato gli atti del convegno “Trino e l’arte tipografica del XVI Secolo”, svoltosi a Vercelli/Trino il 13 e 14 aprile 2013 e presentati al Museo Leone di Vercelli il 12 settembre scorso, non pochi richiami riguardano, il riso, la tecnica e la scienza. Magda Balboni, curatrice degli atti e presidente della Associazione Culturale “Le Grange”, fondata dieci anni fa, rammenta: “Sia con l’Associazione che con il convegno e con gli atti abbiamo abbiamo evidenziato come il riso sia importante nella nostra area”. Di più: l’iniziativa ha potuto concretarsi grazie alla associazione “Promo Riso” che si propone, in molti suoi risvolti di conoscenza e di marketing, l’immagine del cereale. Inoltre, l’impresa culturale e imprenditoriale è diventata reale per l’opera della editrice novarese “Interlinea Edizioni”. Gli studiosi e i ricercatori universitari, recuperando i documenti di più secoli – dal Rinascimento all’Ottocento – hanno portato l’attenzione su due aspetti: in particolare, sulla coltivazione del riso cui nel 1758 il nobiluomo veronese Giovan Batista Spolverini dedicò l’unico poema che si conosca sul cereale; e sull’ arte tipografica diventata assai importante a Trino, poco distate dal Principato di Lucedio, che grazie alla famiglia Giolito la fece paragonare a Lipsia, importantissima in Europa anche per la stampa e la comunicazione tecnico-scientica, alla base dello sviluppo della scienza alimentare.
Tuttavia, non soltanto Lipsia, o anche Trino. Il convegno – e gli atti – sull’arte tipografica e divulgativa hanno rivalutato il primo manuale sull’arte casearia scritto ed edito a Torino nel 1477, 22 anni dopo l’invenzione in occidente della stampa nonché 537 anni dopo una illustrazione facilitata dalla tecnologia di Gutemberg. Pantaleone di Confienza, in Lomellina, medico e diplomatico nato a Vercelli e caro a Ludovico di Savoia, diede alle stampe “Summa Lacticiniorum”, compendio sulla maggior parte dei formaggi europei del XV secolo. Il valore storico, e anche scientifico di “Summa Lacticiniorum” è tuttora inalterato, tanto è vero che qualche tempo fa Slow Food l’ha riproposto come “chicca editoriale” dei giorni nostri.

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