Da Stresa a Bruxelles: la Pac ha 60 anni e oggi più di prima deve fare argine

Da Stresa a Bruxelles: la Pac ha 60 anni e oggi più di prima deve fare argine

di Enrico Villa

Gli esponenti economici e professionali di 28 stati della Comunità stanno sempre più affrontando il dibattito per la possibile riforma della Pac (politica agricola comune) che dovrà affrontare i prossimi venti anni del secolo, mantenendo fermi alcuni punti: la globalizzazione e la normalizzazione dei mercati rimuovendo, se possibile, i diaframmi doganali cui stanno ricorrendo con 200 miliardi di dazi gli Stati Uniti e la Cina con altrettanti dazi, i giganti economici degli anni Duemila. La Russia di Wladimir Putin, indebolita dalle sanzioni rinnovate nell’agosto 2017 a causa dell’affare ucraino e che ha danneggiato l’agroalimentare italiano per oltre un milione di Euro, ha appena mostrato i “muscoli militari” decidendo con la Cina le esercitazioni di Vostok 2018. Lo schieramento di mezzi pesanti e tecnologicamente sofisticati in termini diversi dal passato, è la sottolineatura di quanto i russi e i cinesi cerchino di contare nell’ambito geopolitico internazionale come ai tempi della Unione Sovietica poi dissoltasi e di Mao Tze Dong inghiottito nella storia dai nuovi dirigenti di Pechino.

Questi eventi sullo sfondo, ma non troppo, sono destinati a condizionare i rapporti mondiali più di quanto non si creda, fatalmente influenzando anche l’Europa comunitaria, non sempre gradita agli Stati Unti di Donald Trump che accusa gli europei, come del resto la Cina, di importare troppo in America. Già sotto tiro sono le ulive mediterranee che danneggerebbero i produttori californiani. Inoltre, in un prossimo futuro potrebbe essere la volta del riso del Texas e di altri states che rinunciando alle vie del Messico e del Sud America potrebbe imboccare la strada dell’Europa comunitaria con il cereale al primo posto. Questo in realtà sta già avvenendo per i cereali e le altre derrate i cui prezzi universali sono fissati alla borsa di Chicago, o come annotano gli analisti europei, potrebbero soprattutto essere i prodotti agricoli come vino, carne di maiale, frutta, vino ma anche gli imballaggi di questi prodotti agroalimentari come soia, grano, più acciaio, rottami di alluminio, fitofarmaci. Non solo. Potrebbe anche essere in forse l’agricoltura di precisione che necessariamente si serve di strumenti elettronici di precisione made in Cina e Giappone con prezzi segnalati in aumento cui va aggiunta la normale meccanizzazione agricola. In definitiva, a lungo termine l’agroalimentare del nostro Paese potrebbe essere coinvolto dalla guerra dei dazi Usa-Cina, con un danno rilevante del made in Italy, negli ultimi mesi valutato sia dal Sole 24 Ore che dall’Ismea in una cifra record nelle esportazioni di 38 miliardi.

Nei primi mesi di dibattito sulla nuova Pac del prossimo quinquennio, tutti i commentatori sono concordi: i risultati così lusinghieri dell’agroalimentare, italiano sia pure collocato nei corsi geoeconomici, sono il risultato nei decenni (60 anni,1957) della politica economica comunitaria. Questa vicenda storico-economica si svolse a Stresa dal 3 all’undici luglio 1958, un anno dopo il Trattato di Roma, con cui i sei paesi Italia, Francia, Austria, Germania Federale, Olanda, Lussemburgo del centro Europa e mediterranei, decisero la delimitazione di un’area internazionale comune dove merci e persone successivamente nei 28 paesi avrebbero poi potuto circolare liberamente. Pochi anni dopo la fine nel 1945 della seconda guerra mondiale, l’Europa era stremata. Il cibo per le collettività nazionali non era sufficiente e la nazione più in difficoltà era la Germania con alle spalle il nazismo e gli abitanti che facevano letteralmente la fame. Cosi a metà luglio fu convocata la Conferenza di Stresa dalla quale uscì la prima Pac a sei con un obbiettivo primario: coordinare le azioni dei sei paesi per ricavare un minimo di alimentari per tutti, scongiurando la fame di milioni di persone. In Italia presiedeva il suo secondo governo il democristiano Amintore Fanfani (1908/1999) e la compagine di governo era costituita da uomini particolarmente interessati alla economia e alla agricoltura: Mario Ferrari Aggradi(agricoltura), Giuseppe Medici (bilancio), Giulio Andreotti (Tesoro), Lavori Pubblici (Giuseppe Togni), Armando Angelini (trasporti), Emilio Colombo (commercio estero) Giorgio Bo (industria e commercio). Nell’ambito della conferenza non mancarono gli scontri. Il presidente francese Charles De Gaulle (1890/19709 aveva conferito un mandato rigido ad Edgard Pisani(1918/2016) suo ministro dell’agricoltura: far pagare prima di qualsiasi conclusione positiva ai tedeschi i consistenti i danni di guerra provocati da Hitler. Negli anni successivi e dopo le numerose riforme della Pac, la posizione tedesca mutò, e Berlino in Europa e nell’ambito della Comunità riguadagnò un ruolo diverso che – ad esempio – si avvertì pesantemente per la parità dell’Euro e nell’avversione tedesca per il riso con volontà evidente della tutela del cereale statunitense che dagli Usa arrivava ad Amburgo. Comunque superati tutti i contrasti, in realtà sulla base delle indicazioni prevalse il piano dell’olandese Sicco Mansholt (1908/1995) che, appunto, puntava alla produzione del cibo carente.

I risultati della prima Pac furono più lusinghieri del previsto e in diversi comparti dell’agroalimentare che nel frattempo riguardava più paesi, si profilavano i primi surplus che per le quote di produzione come quella del latte, diventarono una spina nel fianco di agricoltori e governi. In conseguenza, uno dopo l’altro furono proposti i piani dell’irlandese Ray Macharry, dell’austrialo Franz Fislher, dell’Agenda 2000, del Libro Verde dell’UE (nel 1985), della Semplificazione della Pac (nel 2008). Adesso è la volta della riforma del commissario Phil Ogan con una riduzione dei fondi Pac del 12% (2,7 miliardi Euro per l’Italia) che punta su microobbiettivi così distinti: competitività delle imprese agricole tramite l’orientamento di mercato e il sostegno del reddito nonché la remunerazione dei beni pubblici e dell’ambiente attraverso lo sviluppo rurale e il rafforzamento della condizionabilità, nelle produzioni avendo sempre presente i territori e le sue caratteristiche naturali e ambientali da rispettare.

I pagamenti della Pac dovrebbero essere sempre più diretti destinati ad autentici agricoltori sempre più protagonisti dei mercati. Ma sembra evidente che questo risultato sarà molto difficile con la guerra dei dazi fra Usa e Cina che, appunto, turba i mercati nonché con il progetto statunitense di stanziare 12 miliardi di dollari per neutralizzare gli ultimi provvedimenti daziari, favorendo così il 95% circa dei loro piccoli produttori, involontari concorrenti sleali di quelli comunitari europei.

pac

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