Cibo sostenibile? Mangia meglio e meno e ce ne sarà per tutti

di Gianfranco Quaglia

Quando un cibo è veramente buono? Quando mi piace? Se è bello alla vista? Da Parma arrivano risposte e suggerimenti. Innanzitutto quando è sostenibile e la sostenibilità si può misurare in base a un indice elaborato dalla Fondazione Barilla Center for Food&Nutrition (BCFN) insieme con l’Economist intelligence Unit: è il Food Sustainability Index, che valuta 25 paesi in base a numerosi parametri appartenenti a tre categorie (agricoltura sostenibile, sfide nutrizionali e spreco di cibo). L’Italia si posiziona al sesto posto (63,67 punti su 100); in vetta alla classifica la Francia (67,53), seguita da Giappone, Canada, Germania e Regno Unito. Per approfondire questi concetti e che cosa sta dietro ai numeri, Parma ha dedicato una settimana di incontri con oltre mille esperti provenienti da tutto il mondo, i quali si sono confrontati durante il quindicesimo congresso triennale dell’associazione europea degli economisti agrari. Un vertice a tutto campo nella città patria della grande produzione agroindustriale, che va da Barilla al Consorzio del Parmigiano Reggiano e ai prosciutti di Langhirano, tanto per citare alcuni marchi noti in tutto il mondo. Proprio da Parma durante Expo 2015 era partita l’idea di un patto tra Governi per un sistema sostenibile, poi sfociato nella famosa carta di Milano, che raccolse oltre un milione di firme. E da qui l’invito rivolto a tutti è quello di guardare a quell’Agenda 2030 dell’Onu che pone come “goal”, cioè obiettivi da raggiungere proprio la sfida della sostenibilità.

“E l’Index può essere uno strumento per capire quale paese si muove nella direzione giusta” come dice il vicepresidente della Fondazione Barilla, Luca Virginio, intervenuto al panel sulla valutazione di quando il cibo è realmente buono. Molti gli indicatori che ci fanno riflettere: il 47% della produzione globale è riservata all’alimentazione umana; il 33 al cibo per animali; il 3 alle energie rinnovabili. Ma c’è anche da considerare lo spreco: 1,3 miliardi di tonnellate di cibo buttato nella spazzatura, equivalente a quattro volte l’alimentazione per circa 750 milioni di persone. Ancora: dal 1965 a oggi l’obesità è triplicata, segno di disordine alimentare, con punte di sovrappeso dei bambini sino a 5 anni soprattutto in India e Nigeria. Cause principali: inattività ed eccesso di zuccheri nelle diete. Ecco perché da Parma arriva uno slogan: “Eat better, eat less, food for all” (mangia meglio, mangia meno, cibo per tutti). Su queste politiche è fortemente impegnato il professor Angelo Riccaboni, presidente Fondazione Prima, il programma sostenuto dal Miur e che nei prossimi dieci anni prevede l’investimento di 500 milioni di euro per l’innovazione nel settore idrico e agroalimentare nei Paesi euro-mediterranei.

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