Cia ed Ente Risi: “Whatever it takes, salviamo il made in Italy”

Cia ed Ente Risi: “Whatever it takes, salviamo il made in Italy”

di Gianfranco Quaglia

“Whatever it takes” (A ogni costo). “Dovremo fare uno sforzo tutti quanti per difendere il primato del riso italiano. Serve un piano strategico per l’acqua, ma da subito”. Cristiano Fini, presidente di Cia (Confederazione italiana agricoltori) incontra i risicoltori al Centro Ricerche Ente Nazionali Risi, per fare il punto della situazione alla vigilia delle semine. C’è il quartiere generale dell’Ente, dal presidente Paolo Carrà al direttore Roberto Magnaghi. Tutti d’accordo sull’urgenza delle azioni, ma anche su altre risorse, in primo piano la ricerca, come ricorda Giovanni Daghetta, presidente Cia della Lombardia. Ancora Fini: “Sperimentazioni a pieno campo per linee resistenti alla siccità. E poi stop alle importazioni, più attenzione alle etichette che confondono le idee ai consumatori”.

Sono soltanto alcuni dei temi, che danno il senso dell’estrema difficoltà del momento. L’Italia rischia di perdere il primato europeo della risicoltura. I numeri, impietosi, parlano chiaro. E li snocciola Magnaghi: “La siccità ha bruciato 26 mila ettari, e ora altri 9 mila saranno sottratti alla superficie dagli agricoltori che scelgono altri seminativi, per timore di ripetere un’altra annata disastrosa. Per fronteggiare la richiesta di consumi l’industria ricorre all’import, che in Italia è aumentato del 23%, al primo posto Pakistan con il Basmati, a seguire Myanmar e Cambogia che non pagano dazio. Dopo la scadenza della clausola di salvaguardia che tutelava la nostra produzione, dal gennaio 2021 in Europa sono entrate 500 mila tonnellate, che significano +300 per cento di cereale a dazio zero. Ora stiamo lottando per il ripristino della clausola, contro il parere dei Paesi del Nord Europa. Intanto la nostra industria sta cominciando a vendere riso da Myanmar come riso da risotto. Già trovate confezioni in alcuni supermercati, è sufficiente che l’etichetta indichi che quel riso importato sia stato confezionato in Italia”.

Manrico Brustia, responsabile gruppo riso di Cia: “Molte aziende stanno virando il piano colturale, il futuro non è a rischio soltanto per gli agricoltori. Coinvolti anche l’indotto (Industria, attrezzature, manodopera). Dobbiamo mettere in campo tutti gli sforzi per superare questa situazione. Non vogliamo che si ripeta lo scontro fra territori dello scorso anno”. In altre parole: una guerra dell’acqua per accaparrarsi poche gocce. La siccità produce anche altri effetti, come l’aumento delle percentuali di metalli pesanti rilevati nel terreno e che possono raggiungere anche il prodotto. Monitorato con attenzione è il cadmio”.

E Fini conclude: “Dobbiamo assolutamente evitare una guerra tra poveri per l’acqua. No, così non si fa”.

 

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