Che faccia di maiale

di Gianfranco Quaglia

Secondo lo zodiaco cinese questo che volge al termine è stato l’anno del maiale. E quello che verrà, il 2020, l’anno del topo. Al suino i cinesi hanno dedicato la massima attenzione, non fosse altro perché il settore è stato falcidiato dall’epidemia della peste africana che ha colpito 200 milioni di capi con perdite di produzione sino al 50% in alcune regioni: un’emergenza nazionale, se si considera che la Cina è il primo produttore di maiali al mondo con 400 milioni di nuovi capi l’anno. Per salvaguardare la specie, aiutare gli allevatori, i giganti tecnologici cinesi hanno messo a punto sistemi che con algoritmi di riconoscimento facciale e big data identificano anzitempo gli esemplari malati e li isolano.

La tecnologia può venire in aiuto non solo nel caso di epidemie. Nel recente convegno nazionale di Federbio che si è tenuto a Torino , focalizzato su agricoltura 4.0, Enrico Tesio, presidente de “La Sorgente” di Saluzzo (CN), ha illustrato il sistema “Faces”, in altre parole il riconoscimento facciale del maiale come base avanzata per una suinicoltura di qualità. Il progetto già sperimentato si avvale di machine selezionatrici, telecamere frontali, termocamere, in grado di identificare il singolo animale sino alla creazione e conservazione di un vero e proprio dna che racconta la storia di quel maiale, dalle origini al consumo. Il sistema permette di monitorare in tempo reale i suini che negli allevamenti subiscono la classica morsicatura della coda da parte di altri esemplari aggressivi e quindi di intervenire per eseguire gli isolamenti. Il maiale, controllato a sua insaputa da un “grande fratello”, diventa paziente monitorato 24 ore su 24: i dati trasmessi in remoto alla postazione dell’operatore, consentono di avere un quadro esatto dello stato di salute dell’animale, fornendo indicazioni anche per quanto riguarda la prescrizione della dieta e di eventuali farmaci.

 

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