Carrà: “Percorso in salita per lo scudo salvariso, ma non ci arrendiamo”

Carrà: “Percorso in salita per lo scudo salvariso, ma non ci arrendiamo”

di Gianfranco Quaglia

Riso made in Italy messo alla prova da siccità, nuova Pac, importazioni, Sistema Preferenze Generalizzate. Tanto basta per dedurre che la stagione 2023 segnerà un svolta, dopo l’anno orribile 2022 caratterizzato dai danni da mancanza d’acqua. Ne hanno parlato gli esperti al convegno organizzato da Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) al Centro ricerche Ente Risi di Castello d’Agogna, dove sono stati premiati i risicoltori che hanno costituito sementi certificate. Appuntamento annuale che fotografa la risaia italiana, ma soprattutto la sua qualità, legata alle eccellenze delle varietà in purezza, “con il bollino”.
Paolo Carrà, presidente di Ente Nazionale Risi (foto), non si nasconde le difficoltà del momento, ma elenca anche gli aspetti positivi: “Il 2023 è l’anno novità per la Pac (Politica agricola comune). Il riso non è entrato nel sistema degli ecoschemi, ma si è aggiudicato il premio accoppiato che dal 2024 sarà riconosciuto solo per chi utilizzerà seme certificato. Oggi lo fa già per libera scelta buona parte degli agricoltori, poi diventerà obbligatorio per tutti. Sul fronte delle importazioni dai paesi PMA (Paesi meno avanzati) stiamo assistendo a un aumento esponenziale, + 121 per cento. Per questo tutta la filiera si sta battendo per contrastare l’arrivo di cereale che gode del sistema SPG (Sistema preferenze generalizzate) che agevola i paesi esportatori. Dopo la fine del periodo della clausola di salvaguardia chiediamo che la stessa sia applicata in modo automatico ogniqualvolta si prospetta un eccessivo aumento dell’import da quei paesi. Ma siamo di fronte alla totale opposizione della Commissione, mentre il Parlamento europeo si è espresso a favore dell’automatismo. Speriamo che in sede Trilogo (Commissione, Parlamento, Consiglio), le nostre istanze trovino ascolto. Ma dobbiamo combattere anche il parere contrario dei Paesi del Nord Europa, dove esistono le maggiori industrie di trasformazione del riso di importazione a dazi agevolati. Insomma, gli spazi per una trattativa ci sarebbero, ma sono in salita”.
Infine, la siccità. Problema trascorso e di nuovo presente. “Ente Risi – ha aggiunto Carrà – è cabina di regia fra i consorzi irrigui. Il 23 febbraio dovremo firmare un protocollo d’intesa per l’irrigazione. Mi auguro che prevalga il senso di responsabilità di tutti”.
Nell’incontro sono intervenuti, fra gli altri, Stefano Vaccari, direttore generale di Crea: “Il riso è strategico, l’Italia non può permettersi di non essere la corazzata d’Europa. Non deve succedere come accadde per il settore saccarifero. Dobbiamo mantenere l’orgoglio di essere i primi risicoltori del mondo. L’irrigazione deve essere gestita in maniera nuova e il Crea può dare un contributo in innovazione, gestione, sementi certificate”. Gli ha fatto eco Luca De Carlo, presidente IX commissione Senato: “La nostra risicoltura è prima in Europa grazie all’impegno e alla passione dei risicoltori italiani, veri custodi di questa eccellenza messa a dura prova dal cambiamento climatico oltre che dalla concorrenza globale”.
Lo stato dell’arte delle sementi certificate è stato esposto da Luigi Tamborini (dirigente Crea): un dato interessante riguarda la superficie destinata alla risicoltura destinata a sementi certificate. che nel 2022-2023 ammonta a 11.474 ettari (circa 700 in mneo rispetto al’annata precedente). Complessivamnte sono stati trattati 427.783 quintali.sementi certificate

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