Calabrese: nutrirsi non alimentarsi è la cura anti stress

di Gianfranco Quaglia

Josè Graziano da Silva, direttore generale della Fao, ha lanciato la sfida: «Ci siamo posti come obiettivo il 2025 per raggiungere il traguardo fame zero nel mondo». Meta ambiziosa, non impossibile.
Il messaggio arriva da Expo, dove si parla di nutrizione più che di alimentazione. Già, nutrire il pianeta energia per la vita. Il professor Giorgio Calabrese, docente di nutrizione umana, dietologo della Juventus e consulente scientifico del Padiglione Italia, non ha dubbi sui diversi significati etimologici: «Expo si sta rivelando una grande opportunità per indurci a riflettere. L’umanità non deve pensare di riempirsi lo stomaco, ma di mettere nell’organismo quel carburante necessario per sopportare lo stress e affrontare i problemi. Insomma, nutrire il pianeta, non alimentarlo. E’ dovere della scienza contribuire alla prevenzione delle malattie, proprio partendo dal cibo. Basti pensare alla depressione. Ebbene, a volte bastano un piatto di riso, un’insalata, un bicchiere di vino, che è come mettere l’acqua nel radiatore dell’auto. Il cibo produce seratonina, il cosiddetto ormone del buonumore. Bisogna saper mangiare per nutrire anche l’anima».
Il professor Calabrese, ambasciatore della dieta mediterranea nel mondo, recentemente è stato invitato all’Onu dal segretario generale Ban Ki Moon, per portare il suo contributo di conoscenza e aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo a scelte più corrette nell’alimentazione. «Ogni popolazione ha le sue abitudini e tradizioni, ma molte sono le potenzialità che possono avvicinarsi alla nostra dieta mediterranea e io ho cercato di suggerine l’utilizzo».
Con l’Est europeo, in particolare la Russia, il rapporto è più problematico: «Io raccomando di accompagnare il cibo con del vino, loro rispondono che amano la vodka. Ma è un superalcolico e allora qui il discorso è in salita, quasi impossibile perché è difficile cancellare abitudini enogastronomiche secolari». Calabrese non si arrende, anche quando bacchetta la ministra della salute del Regno Unito, che mise il semaforo rosso al nostro olio d’oliva, classificandolo come «junk food» (cibo scadente).

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