Auguri con un fagiolo, sarà il simbolo del 2016

di Gianfranco Quaglia

Gli auguri per il 2016? Facciamoli regalando un fagiolo. Sarà la cifra di questo anno bisestile che – come tutti sperano – sia meno caldo, più sereno, meno tumultuoso e più gratificante di quello che ci lasciamo alle spalle. Il fagiolo sarà il nostro simbolo, l’amuleto che ci porteremo in tasca e – riprodotto in centinaia di esemplari – anche sulla tavola. Perché il 2016 verrà celebrato come l’Anno Internazionale dei legumi, indetto dalle Nazioni Unite: quindi tutti alla corte di ogni tipo di fagiolo e piselli, fave, ceci ecc. Non è un vezzo: i legumi sono una fonte economica, molto nutriente di proteine e micronutrienti vitali, indispensabile per la salute e i mezzi di sussistenza, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Componenti fondamentali della dieta mediterranea, i legumi, utilizzati nel terreno come parte di sistemi di rotazione, possono anche ridurre l’erosione del suolo e contribuire al controllo di infestanti e malattie.
L’Italia purtroppo è particolarmente dipendente dall’estero per i legumi secchi: l’anno scorso ne ha importato 302 milioni di chilogrammi, soprattutto dalla Russia (68 milioni), Canada (58 milioni), Cina (41 milioni), a fronte di un’esportazione minima (16 milioni di chilogrammi)) e una produzione interna che oscilla attorno ai 130 milioni.
Un altro aspetto non trascurabile: la qualità dell’import è incontrollabile, ma anonimo, non essendo ancora prevista un’etichettatura obbligatoria per questo tipo di prodotto. Al contrario si moltiplicano gli sforzi di cultori e appassionati del fagiolo nelle nostre pianure: famosa la produzione di Saluggia, così come l’antica tradizione del fagiolo di Villata (nel Vercellese) sta conoscendo una rinascita.
I più recenti anni internazionali sono stati dedicati dall’Onu alla luce, al suolo, all’agricoltura familiare e alla quinoa. AI legumi è stato dedicato anche un cluster nel recente Expo.

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