Aiutiamoli a casa loro anzi, cominciamo da un orto

di Gianfranco Quaglia

“Aiutiamoli a casa loro”. Quante volte, nel 2019, questa frase è risuonata! E quante altrettante volte è rimasta in sospeso a mezz’aria, appesa alle decisioni, agli infingimenti o ai tentennamenti della politica nazionale e internazionale! In attesa di una strategia globale che metta d’accordo sovranisti con buonisti e organizzazioni umanitarie, c’è chi lavora in silenzio cominciando proprio da quei territori e dalle piccole cose necessarie. Ad esempio da un orto. Come avviene con la Condotta Slow Food delle Colline Novaresi, dal Comune di Borgomanero (NO) e dalla Pro Loco: insieme hanno infatti avviato un orto comunitario in Ghana, a Brong-Ahado. L’idea è nata con un’iniziativa lanciata dalla Condotta – come ricorda il presidente Luca Platini – insieme con gli Amici del Parco del Gusto Alto Piemonte: creare una manifestazione gastronomica incentrata sui prodotti locali di qualità. Il ricavato è stato poi devoluto al progetto in Ghana, che rientra nella più vasta strategia “10 mila orti in Africa” attraverso il quale la Fondazione Slow Food per la biodiversità con Carlin Petrini promuove nel continente africano la formazione di orti buoni, puliti e giusti nelle scuole e nei villaggi. Lo scopo è quello di garantire alle comunità cibo fresco e sano, ma anche per formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura, donne e uomini che possano essere protagonisti del cambiamento e del futuro dell’Africa. “E’ un messaggio significativo, potente – osserva Platini – che deve fare riflettere, certamente a noi infonde grande entusiasmo”.

Ecco, l’alternativa all’immigrazione, ai barconi che solcano il Mediterraneo verso le nostre coste, può cominciare anche da lì, da un orto. Uno solo? Certamente, perché – parafrasando la famosa frase di Madre Teresa – quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella goccia all’oceano mancherebbe.

 

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