Ai piedi del Rosa il toro campione per le Highland Cattle

Ai piedi del Rosa il toro campione per le Highland Cattle

cattle1di Enrico Villa

L’agroalimentare, è una colonna portante delle filiere che caratterizzano l’intera pianura padana o, meglio, l’economia verde del nostro Paese. La constatazione viene da sé, soffermandosi su quanto nella regione e nella vicina Lombardia è avvenuto nell’appena concluso mese di febbraio 2015. Il 6 febbraio a Torino e a Castel d’Agogna (Pavia) in piazza Castello e al Centro Ricerca sul riso dell’Ente Nazionale Risi sono stati proposti due messaggi importanti diretti in particolare all’Italia e, più in generale, all’Europa che fino al 2020 dovrà vedersela con la corretta applicazione della nuova politica agricola comune. Eccoli. Nel contesto di un giorno da allevatore a Palazzo Reale, promosso dalla Coldiretti, gli allevatori piemontesi, in particolare quelli di Cuneo provincia granda subalpina, hanno illustrato con i fatti, cioè sulla base dei dati statistici, questa tesi: latte e carne sono fondamentali per la ripresa dell’economia. Nello stesso giorno a Castel d’Agogna Paolo Carrà presidente e Roberto Magnaghi direttore generale, hanno avviato un affollato seminario sugli studi del Centro di Ricerche sul riso che riguardano la lotta alle infestanti del riso ma già avendo presenti le biotecnologie, l’impiego dei fanghi di depurazione, se possibile con la vittoria sulla piaga della Pyricularia grisea disastrosa fino dall’Ottocento che genera il brusone, la fertilizzazione corretta basata sull’azoto, la selezione di nuove varietà resistenti alle malattie permettendo così di risparmiare in fitofarmaci che inquinano e hanno un costo sempre più elevato.

Non solo. Il 28 e 29 febbraio nonché il primo marzo nel centro espositivo di Caresanablot, alle porte di Vercelli, la 38esima edizione della Fiera in Campo ha marcato caratteristiche diverse rispetto al passato. Il riso, come del resto ogni altro prodotto agroalimentare che punta alla qualità per riaffermare i contenuti del Made in…è un genere primario edibile: cioè che si mangia e che riguarda molto da vicino i consumatori non solo italiani, ma dei partner comunitari, in primis la Germania, la Francia e i paesi del Nord Europa. Di conseguenza l’Anga (l’Associazione Giovani Agricoltori di Vercelli presieduta da Alice Cerutti) ha riassunto la svolta concettuale anche di marketing con questo slogan: noi mettiamo la faccia perché il riso abbia la sua. Ritornando alla carne di grande qualità e insidiata da tanti episodi di concorrenza sleale provenienti dall’Est Europa che in Piemonte eccelle con la Piemontese, a metà febbraio una iniziativa ha attratto gli esperti di zootecnia. Gli industriali tessili valsesiani Attilio e Giovanni Reggiani con alti allevatori innovatori italiani sono andati in Scozia alla fiera zootecnica di Oban poco distante da Edimburgo, territorio patria della razza bovina Aberdeen Angius, o Blach Angius che dall’ Ottocento hanno popolato tutto l’occidente zootecnico, in particolare le praterie americane. E qui padre e figlio Reggiani in un appalto hanno battuto allevatori assai qualificati di tutto il mondo e si sono aggiudicati, comprandolo, il toro da riproduzione Highland Cattle. L’animale, di nome Sean, è una montagna di carne di più di 800 chilogrammi di peso il quale, dopo un periodo di climatizzazione ai piedi del Monte Rosa versante valsesiano, diventerà il protagonista riproduttore di un allevamento modello con due obiettivi: la produzione di tagli di eccellenza, solo risultato di mangimi e di fieno biologico allontanando ogni sospetto di trattamento con estrogeni che i consumatori assolutamente non vogliono più. Infatti, Attilio e Giovanni Reggiani per dare vita al loro progetto, dimostrazione di integrazione fra la cultura agroalimentare e quella industriale, hanno creato la società agricola Montana Valsesiana Highland Cattle già oggi con 140 capi da carne che svernano in una tenuta di 100 ettari a Mottalciata nel Biellese e che nella stagione estiva salgono a 2000 metri, ai pascoli della Val Vogna, oltre la località di San Antonio. Qui fra un anno sarà il regno del toro Sean e del suo harem di bovine scozzesi da tempo perfettamente acclimatatesi in terra valsesiana.

L’integrazione agroalimentare-industria, attuata da Attilio e Giovanni Reggiani, è da anni una realtà a Cuneo come anche ricorda Enzo Pagliano direttore di Coldiretti cuneese. Si è cercato infatti di portare fuori dal Piemonte la razza autoctona subalpina stipulando solidi accordi di filiera prima per il latte con la Ferrero di Alba, quindi con la catena della Mc Donald, Inalca del Gruppo Cremonini, Buitoni, Nestlè in questo caso per il riempimento di ravioli, appunto con carne della Piemontese. Però secondo Coldiretti di Vercelli e di Biella (presidente Paolo Dellarole e direttore Marco Chiesa) un ostacolo ancora consistente è costituito dalla penuria di mais da mangime italiano a buon prezzo. L’Italia ne importa dall’estero il 40% del fabbisogno. E questo turba in continuazione i mercati, anche frenando l’aspirazione al biologico dei Reggiani e di quanti hanno concluso contratti di filiera con grandi marche internazionali.

 

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