Agricoltura più snella, approvata nuova legge in Piemonte

Agricoltura più snella, approvata nuova legge in Piemonte

In Piemonte è stato approvato il Testo Unico sull’agricoltura.“La nuova legge di riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale è un provvedimento cardine nella politica agricola di questa Giunta regionale”. Così l’assessore regionale Giorgio Ferrero definisce il provvedimento approvato dal Consiglio regionale dopo una lunga discussione e un confronto in Commissione. La legge abroga 35 delle attuali 45 leggi vigenti, oltre a numerosi articoli di altri provvedimenti. “A quarant’anni dalla legge regionale sull’agricoltura, il testo risponde alla necessità di snellire, semplificare e rendere attuale la legislazione piemontese, in conformità con le novità intervenute nelle politiche nazionali e le politiche europee”, spiega Ferrero.

Il provvedimento introduce alcune novità: per assicurare la partecipazione delle parti economiche e sociali viene istituito il tavolo del partenariato agroalimentare e rurale; il programma regionale degli interventi integrerà le politiche europee; la digitalizzazione e il suo ruolo innovativo entrano a pieno titolo nella legislazione regionale.

Innovazioni vengono introdotte in numerosi settori, precisa Ferrero: “La Banca della Terra, la messa in disponibilità dei terreni incolti, l’agricoltura sociale, i presidi di prossimità, la valorizzazione delle enoteche regionali e delle strade tematiche. Non manca nella legge l’attenzione al paesaggio agrario e all’ambiente, penso alla valorizzazione dei muretti a secco presenti nelle coltivazioni agricole anche come valore paesaggistico e culturale, ma anche dei piloni in pietra, delle siepi, dei filari e dei vigneti con paleria in legno, fino alla biodiversità e alla multifunzionalità, al sistema irriguo regionale e alla valorizzazione del ruolo delle reti irrigue nella prevenzione idrogeologica. Novità ci sono anche per gli agriturismi e l’ospitalità rurale, sui sistemi informatici e la tracciabilità, sulla birra agricola piemontese, le fattorie didattiche, i cimiteri per animali da affezione, la valorizzazione delle filiere, i distretti del cibo e le piante officinali, insieme alla raccolta di quelle spontanee. Insomma, un testo di grande impatto che traghetta l’agricoltura piemontese in un orizzonte di sviluppo al passo con i nuovi tempi”.

Con l’approvazione del DDL numero 289 “Riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale” viene di fatto superata la legge di riferimento attualmente in vigore per l’agricoltura, che risale al 1978: “Quarant’anni di profonde trasformazioni dei mercati, della società, delle politiche, oltre che, naturalmente, dell’agricoltura stessa” come ha evidenziato il consigliere regionale Domenico Rossi, relatore per la maggioranza del disegno di legge, sottolineando “l’evoluzione delle politiche europee, e in particolare della PAC soggetta a costante riforma per conciliare le spinte della globalizzazione con la tutela delle aree rurali e del modello agricolo europeo basato sull’agricoltura familiare”.

La norma si avvale di 11 titoli, 36 capi, 2 allegati e 112 articoli, ed è stata costruita attraverso un lavoro di confronto con il comparto agricolo, nelle commissioni e con gli uffici regionali competenti, reso possibile anche dalla collaborazione di tutte le forze politiche. “Con l’approvazione del disegno di legge facciamo una importante operazione di semplificazione perché ciò che oggi è declinato in molteplici norme trova spazio in un unico testo: valorizzazione delle attività agricole, programmazione degli interventi, agricoltura sociale, apicoltura, agriturismi, birra agricola, lotta alle frodi, bonifiche e irrigazione, banca della terra, digitalizzazione…” prosegue Rossi.

“Dopo quarant’anni dalla legge regionale sull’agricoltura, era utile un riordino della normativa e, soprattutto, uno snellimento anche per stare al passo con le novità presenti nelle politiche nazionali ed in quelle europee – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Durante le varie fasi, abbiamo lavorato e proposto osservazioni che sono state recepite all’interno del Testo. Ora, però, non basta: è necessario, al fine di mettere veramente in campo le novità previste, passare alla fase attuativa. Auspichiamo, quindi, che l’iter possa essere il più breve possibile per passare concretamente dalle parole ai fatti”.

“Apprezziamo l’opera di semplificazione legislativa e normativa che è stata adottata, che ci auguriamo si traduca presto in uno sgravio di burocrazia per il mondo agricolo, ma dal provvedimento ci saremmo aspettati qualcosa in più per lo sviluppo del settore, in particolare per quanto riguarda la valorizzazione delle filiere”. Così Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte. La legge – a parere di Confagricoltura – dedica ampio spazio agli aspetti non propriamente caratteristici del settore primario, seppur degni di considerazione, quali la multifunzionalità, l’agricoltura sociale, l’agriturismo, ma riserva un ruolo pressoché residuale agli interventi che concernono l’attività produttiva tradizionale, che costituisce il fondamento del settore primario piemontese. Nel testo della nuova legge è inoltre stato introdotto tra le finalità della legge (art. 1) “il recupero, la conservazione, l’uso e la valorizzazione delle risorse genetiche in agricoltura anche evitando inquinamenti da parte di piante geneticamente modificate”, nonché “il mantenimento del divieto di coltivazione di piante geneticamente modificate”. Tale accentuata presa di posizione nei confronti delle coltivazioni ogm – a giudizio di Confagricoltura – non trova giustificazione soprattutto a seguito della recente pubblicazione dell’autorevole studio dell’Università di Pisa che, dopo aver analizzato per vent’anni oltre 10 mila dati sulle colture di mais praticate negli Stati Uniti, Europa, Sud America, Asia, Africa e Australia, ha dimostrato che non c’è alcuna evidenza che il mais ogm sia rischioso per la salute umana, per gli animali e per l’ambiente. Inoltre, è emerso che le colture di mais transgenico hanno una resa superiore dal 5 al 24 per cento rispetto a quello tradizionale, aiutano a ridurre gli insetti dannosi ai raccolti e hanno percentuali inferiori di contaminanti pericolosi per gli alimenti, quali le micotossine.

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