Vita in campagna ai tempi del Coronavirus

di Gianfranco Quaglia

In trincea nei campi. L’agricoltura ai tempi del Coronavirus vive anch’essa il suo periodo più incerto. Quasi sospesa tra l’inverno e la prossima stagione. In realtà costretta a difendersi da fake news, interpretazioni fuorvianti, psicosi che si riflettono su produttori e consumatori. Fiori bloccati alle frontiere, addirittura messi in quarantena, in particolare quelli provenienti da Liguria e Toscana. Un danno incalcolabile perché i prodotti florovivaistici sono deperibili. 

Sulle principali piazze del riso (Vercelli, Novara, Mortara, Pavia) le borse hanno sbarrato le porte. Le contrattazioni continuano attraverso i mediatori, via sms, telefono, email. Si fa strada la commercializzazione telematica, invocata da tempo dalla generazione di agricoltori 4.0. Quello dello smart working è un aspetto nuovo e positivo che entra nei campi.

Note negative, invece, arrivano dalle stalle. Qui il prezzo del latte viene “limato” da alcune industrie alle quali gli allevatori conferiscono il prodotto: colpa del Coronavirus che deprime il mercato, si dice.

Intanto Coldiretti ha deciso di chiudere tutti gli agriturismi per aderire alla campagna #iorestoacasa. E ha lanciato un campagna social contro disinformazione, attacchi strumentali e concorrenza sleale, per mantenere alta la reputazione del Made in Italy, con gli hashtag “MangiaItaliano e #lacampagnanonsiferma. Insomma, la terra sarà anche bassa, ma il mondo agricolo cerca di alzare la testa.

 

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