Un gran bel viaggio nella luce e nel suolo

di Gianfranco Quaglia

Il 2015 è stato proclamato dall’Onu anno della luce. E la Fao (Food and agricolture organization) lo ha dedicato al suolo. Il 2014, invece, l’Organizzazione delle Nazioni Unite lo aveva scelto come anno dell’agricoltura familiare. Luce, terra, famiglia, tre risorse unite da un denominatore comune: la vita. Un impasto di fattori creativi che non esisterebbe se non ci fosse l’opera concreta dell’uomo. A partire proprio dal suolo generatore di prodotti. Senza l’intervento umano non sarebbe nulla o, meglio, avrebbe effetti limitati o distorsivi. E’ l’agricoltore a governare tempi e modi, in un gioco quasi magico teso a sfruttare le proprietà del terzo elemento, la luce.
Nell’anno di Expo, lo slogan «Nutrire il pianeta energia per la vita» ci ricorda la grande sfida: tra qualche decennio sarà indispensabile raddoppiare le derrate alimentari per sfamare l’umanità benché la superficie arabile molto probabilmente rimarrà immutata. E allora occorrerà equilibrare le esigenze: premere sull’acceleratore produttivo e salvare l’ambiente rispettando il concetto di agricoltura sostenibile. Sarà un gioco di squadra difficile, che chiamerà in campo tecnici, chimici, imprenditori, sociologi, ambientalisti. E’ il racconto di un’agricoltura del futuro, già cominciata, anzi nel palmo della mano. Quella che sul web “Agromagazine” sta cercando di raccontare esattamente da un anno, dal 24 febbraio 2014 quando la nuova proposta editoriale on-line è stata presentata. Lo «storytelling» che scorre sul tablet, lo smartphone o il video del pc, è dedicato ai protagonisti, donne e uomini, interpreti di un’agricoltura nuova, meno zappa e badile, più tecnologia, comunicazione, capacità relazionale. I due opposti non si elidono, anzi si alimentano.
L’agricoltore digitale dialoga con il mondo attraverso il palmare, riceve messaggi su tempi di semina, irrigazione e utilizzo di antiparassiti, ma tiene i piedi sulla terra che coltiva. Per volare in alto ha bisogno di basi solide e sa che innovazione può fare anche rima con tradizione.

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