Specchi acchiappasole che rubano la terra

di Gianfranco Quaglia

Visti dall’alto sembrano grandi specchi che riflettono la luce del sole in mezzo ai campi coltivati. In realtà il sole lo catturano trasformandolo in energia rinnovabile. Sono i pannelli fotovoltaici che, dopo i tetti dei capannoni e degli edifici, si stanno allargando al suolo. Ma il paradosso è che stanno sottraendo la superficie dei terreni agricoli e naturali: ogni giorno in Italia spariscono 15 ettari, che corrispondono a due metri quadrati ogni secondo. Uno studio dell’Ispra sul consumo del suolo colloca il nostro Paese ai primi posti in Europa, con una percentuale di copertura artificiale del suolo del 7,11% contro una media Ue del 4,2. Un record negativo. Il Nord Italia è maglia nera, con Lombardia e Veneto in testa. Ma anche il Piemonte è fra le regioni caratterizzate da maggiori incrementi in termini di ettarato rispetto all’anno precedente (+439). Un’altra impennata si registra in Sardegna.  Dal 2012 a oggi le aree perse avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia.

Sono numeri sui quali riflettere e che hanno spinto Coldiretti Giovani Impresa a lanciare una petizione nazionale contro questo fenomeno. Il rischio è che i terreni da coltivare siano sempre meno, con la perdita di una biodiversità unica, come sottolinea Alessia Rotta presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Alternative? Destinare a impianti fotovoltaici i tetti delle strutture produttive, anche agricole, e poi i terreni da bonificare, quelli abbandonati e le zone industriali in disuso. Insomma le aree non fertili.

 

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