“Siamo un Paese che non cresce, ci salva l’export”

“Siamo un Paese che non cresce, ci salva l’export”

«Siamo un Paese che non cresce ormai da molti anni e l’aumento di fatturato delle aziende del nostro territorio deriva in grande misura dall’esportazione. Il piano “Industria 4.0”, fortemente voluto da Confindustria, ci ha permesso di recuperare punti di produttività e non si capisce perché una misura che ha portato benefici all’intero sistema-Paese venga depotenziata con uno stop al 2025, mentre dovrebbe essere strutturale. La maggioranza delle nostre imprese, inoltre, è di dimensioni medio-piccole, con una governance famigliare e con scarsa propensione al mercato di capitali. Se pensiamo all’enorme liquidità presente nelle banche auspichiamo una politica che favorisca la quotazione delle Pmi: creerebbe grandi possibilità di crescita, anche in termini di investimenti, per le nostre aziende».Così Gianni Filippa, presidente di Confindustrua Novara Vercelli Valsesia nell’assemblea generale che si è tenuta allo stabilimento produttivo Sambonet Paderno Industrie di Casalino (Novara).
Dopo il saluto di Pierluigi Coppo, presidente del Gruppo Arcturus, proprietario dei marchi Sambonet e Paderno, sono intervenuti il presidente di Cnvv, Gianni Filippa, il presidente di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo, il presidente di Confindustria Piemonte e di Anitec-Assinform, Marco Gay, e il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

«Ci piacerebbe – ha aggiunto Filippa – che gli abitanti delle nostre province considerassero le aziende come un bene da difendere: ogni impresa riveste anche un ruolo sociale e il benessere di un territorio deriva principalmente dalla capacità delle sue imprese di creare valore condiviso. I segnali che arrivano dal sistema produttivo nel breve e medio termine cominciano a essere preoccupanti: l’aumento generalizzato dei prezzi sta contraendo i consumi delle famiglie, mentre per le aziende esportatrici il problema sono i costi energetici più alti di quelli di competitor di altri paesi, come la Francia”. Secondo Filippa «le infrastrutture sono indispensabili per creare efficienza, con risparmi di tempo, meno consumo di carburante e meno inquinamento:”Speriamo che il collegamento Masserano-Ghemme, come la circonvallazione di Romagnano e il nodo ferroviario di Novara vengano finalmente realizzati, anche grazie ai fondi del Pnrr. Tra le infrastrutture da completare ci sono anche quelle per la banda larga e auspichiamo vada a buon fine il progetto di “Hydrogen Valley” del Piemonte, con imprese importanti di queste zone che sono già collocate operativamente lungo la catena del valore. Fare impresa oggi, infatti, non significa soltanto percorrere la strada della competitività, dell’innovazione e della transizione digitale. Dobbiamo anche far fronte alle sfide della transizione “verde” e della sostenibilità ambientale, sociale e di governance, racchiusa in quell’acronimo ESG che è ormai un punto di riferimento imprescindibile per il futuro del sistema produttivo».

I lavori assembleari sono proseguiti con due colloqui: il primo, tra Filippa e il presidente di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo, ha toccato i temi del piano europeo per lo sviluppo delle energie rinnovabili, la relativa roadmap al 2030, le opportunità degli impianti idroelettrici e quelli offerti dalle filiere dell’idrogeno e dal nucleare; il secondo, tra Filippa e il presidente di Confindustria Piemonte e di Anitec-Assinform, Marco Gay, ha trattato di start-up e loro sviluppo, di legame fra trasformazione digitale e transizione ecologica, di “reshoring” e della necessità di fare sistema, a partire dai territori, per contribuire alla ripresa della crescita del Piemonte.

Nel suo intervento conclusivo, il prdsidente di Confindustria Carlo Bonomi ha innanzitutto ringraziato i presidenti della Repubblica e del Consiglio: «Mattarella e Draghi fanno la differenza per l’Italia nel mondo – ha detto tra gli applausi – e di questo sono grato a entrambi». Ha poi trattato, fra i vari temi di attualità, la questione del salario minimo («se ci sono paghe molto basse – ha precisato – non sono quelle dei contratti sottoscritti da Confindustria; se il ministro vuole introdurre il salario minimo lo faccia, ma lo faccia bene e non distrugga la contrattazione collettiva nazionale che noi abbiamo costruito in questi anni e che è la via da seguire»), e la necessità di politiche strutturali di sostegno a un sistema di welfare «che ci era invidiato in tutto il mondo e andava rinforzato; invece – ha sottolineato il presidente di Confindustria – sono stati fatti solo bonus, che hanno un effetto positivo per i partiti a fini elettorali. Noi abbiamo proposto un taglio del cuneo fiscale di 16 miliardi per chi ha redditi al di sotto dei 35mila euro, che metterebbe una mensilità in più in tasca ai lavoratori, ma aspettiamo da mesi una risposta». «Tutte le stime di crescita – ha concluso – sono state riviste al ribasso: il Paese si è fermato e non si stanno dando risposte agli italiani che stanno soffrendo per l’inflazione e per l’aumento dei prezzi dell’energia. Dobbiamo assolutamente fare le riforme per intervenire in modo strutturale sulle diseguaglianze del nostro Paese».Bonomi2

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