Salvare la biodiversità fa bene all’agricoltura e alla nostra tavola

Salvare la biodiversità fa bene all’agricoltura e alla nostra tavola

di Enrico Villa

Greta Thunberg, la sedicenne svedese nei primi mesi del 2019 con le sue semplici inziative ha turbato la coscienza verde dell’Europa. Il suo libro La nostra casa in fiamme che si riferiva agli incendi forestali nel nostro continente e in California, ha riacceso il dibattito anche sulla biodiversità, costituendo un movimento quasi filosofico con un obbiettivo primario: sulla terra agire in modo da recuperare un minimo di equilibrio geologico che riguardi la biodiversità, l’acqua dolce sempre minore, le coltivazioni agricole le quali non introducano altri motivi di squilibrio, magari dovuti all’uso eccessivo di agenti chimici, i sommovimenti meteorici di questi giorni.

L’Arpa (sezione ambientale) con il sostegno delle associazioni agricole ha avviato dal 20 maggio tre appuntamenti in Piemonte che a giugno forniranno a giovani e adulti il metodo culturale di come proteggere, ripristinare e favorire l’ecosistema terrestre. Fra i capitoli che saranno sviluppati, il seguente: La diversità biologica fa bene all’agricoltura e quindi alla nostra tavola. Anche l’acqua sarà presa in considerazione con La tutela dell’ambiente fluviale: Arpa Piemonte e il progetto europeo “vispo”.

Proprio questo ultimo tema induce a soffermarsi sull’acqua essenziale per le coltivazioni, secondo gli studi a causa della siccità invernale venuta meno nell’80/90% rispetto allo stesso periodo del 2018.Il 9 maggio sorso nel contesto storico il Kiwanis Club di Vercelli, presieduto dall’ingegner Paolo Bello, ha premiato l’Associazione di Irrigazione 0vest Sesia istituita nel 1853 per volontà di Camillo Cavour che sulla fondazione tenne un memorabile discorso illustrativo nel Parlamento del Regno di Sardegna. Agricoltori e proprietari terrieri avevano trovato un accordo per utilizzare l’acqua che veniva dalle Valle d’Aosta e che, grazie alla Dora, su piani diversi scorreva fino alle porte di Novara, apportando acqua alle risaie del Piemonte Orientale. Il premio all’Ovest Sesia è il riconoscimento di questa prima istituzione consorziale che, in realtà, dal 1866 con la costruzione del Canale Cavour da Chivasso a Novara aveva tutelato l’equilibrio territoriale e la biodiversità. Questo aspetto, in più di un secolo era stato evidenziato dall’ingegner Tournon e dall’ingegner Pietro Monti, a lungo direttori generali dell’ Ovest Sesia.

Come gli specialisti dell’Ente Nazionale Risi (Corbetta e Tinarelli) hanno più volte rilevato, grazie alle acque della Dora, il Canala Cavour nonché a migliaia i chilometri di canali sussidiari l’area di risaia del Piemonte Orientale è diventata un museo di biodiversità che con l’agricoltura specialistica dovrebbe essere tutelato. Con poche e stringate battute, in un articolo risalente al 2016, anche rievocando il Canale Cavor nell’ambito idraulico piemontese, lo fa rilevare l’ingegnere idraulico Roberto Isola, dirigente della Associazione Est Sesia fondata a Novara negli anni Venti del Novecento e per tanti anni diretta dall’ingegner Sergio Baratti. Infatti – rammenta l’ingegner Isola – gli ardeidi (aironi cenerini, aironi rossi, aironi guardabuoi, garzette nitticore) nitificando in queste aree trovano cibo nelle risaie che rappresentano nel loro insieme, forse, la maggiore umida area artificiale d’Europa.

In uno spazio -anche questo dato è richiamato da Roberto Isola – corrispondente a 200 milioni di metri cubi comprendenti Piemonte e Lombardia, dagli anni Ottanta per impulso del Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese (per anni direttore generale il dottor Carmelo Jacopino) sono stati realizzati tre invasi sui torrenti Ostola, Ravasenella, Ingagna, mentre gli intralci burocratici e politici attendono ancora il raddoppio della diga sul torrente Sessera. Con questi manufatti, anche adibiti ad uso turistico con l’acqua incamerata, ha potuto essere affrontata la imprevista siccità dovuta alla mancanza di precipitazioni invernali.

Una situazione ben diversa sussiste nel Piemonte Occidentale dove gli invasi, controllati da un’unica istituzione che anche garantisce il flusso minimo di fiumi e torrenti, è utilizzabile per produrre energia elettrica. Un periodico di Cuneo di Coldiretti ha intitola Quando la pioggia non basta, mentre la biodiversità in un’area agricola di vigneti ed altre coltivazioni è in precario pericolo per mancanza di acqua concentrata negli invasi di nuova costruzione. Il ritardo rispetto al Piemonte Orientale e le sue tre dighe in esercizio sembra ora in fase di recupero, soprattutto sotto l’incubo delle piogge scarse. Infatti con il consistente apporto della Cassa di Risparmio di Cuneo (150 mila euro) sono state avviate le lunghe procedure preliminari volute dai ministeri dell’economia, delle politiche agricole e dell’ambiente che hanno costretto i progettisti, fra cui il vercellese ingegner Domemico Castelli che ha firmato il progetto di invasi nel Piemonte Orientale.

Il nuovo manufatto, che dovrebbe contrastare povertà di precipitazioni, riguarderà un perimetro di 10 chilometri su un’area di 60 ettari nel territorio di Villanova Mondovì, si chiamerà Serra degli Ulivi, e catturerà le acque dei torrenti Pogliola e Pianfei. La costruenda diga della Serra degli Ulivi sarà alta 62 metri e lunga 342 metri. L’invaso della Serra degli Ulivi metterà a disposizione 15 milioni di metri cubi d’acqua, e come le dighe in Piemonte Orientale nelle province di Vercelli e di Biella avrà anche un ruolo turistico per il tempo libero, che ancor più esalterà l’importanza socio – territoriale dell’agricoltura padana.libellula-701x467

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