Riso, prezzi record Il “principe” Carnaroli sfonda tutti i limiti

di Gianfranco Quaglia

Prezzi mai visti, quelli del riso. E’ il caso di dirlo, se si dà uno sguardo al listini delle principali borse: Vercelli, Novara, Mortara. Complice un’offerta ridotta, determinata da una produzione inferiore dovuta alla siccità che ha falcidiato circa 30 mila ettari, ai quali si deve aggiungere un taglio in partenza di altri 10 mila ha, decisione presa da molte aziende schiacciate dai costi energetici, dall’aumento esponenziale dei fertilizzanti conseguenti il conflitto ucraino. Tutti fattori che hanno consigliato alla prudenza e ad orientarsi su altre coltivazioni (mais, soia). I risultati sono qui da vedere: emergono forti rincari per quasi tutte le varietà e per i risi nazionali da risotto come Arborio (+ 113% su base annua, 105 euro il quintale), il Carnaroli (+ 118%, 135 euro), Roma (+94 %, 81 euro); il Selenio, utilizzato per la preparazione del sushi (+27%). Sono soltanto alcuni esempi, che testimoniano la ridotta disponibilità, decisamentde inferiore alla domanda dell’industria, che denuncia un calo nelle contrattazioni del 30 per cento rispetto alla scorsa annata. Il balzo delle quotazioni riguarda anche i risi appartenenti al Lungo B (Indica) arrivate a 48 euro (+47% rispetto al 2021). 

Secondo i risicoltori questi aumenti ricompensano i maggiori costi produttivi sostenuti. Il vero problema è il disequilibrio domanda-offerta, che potrebbe spingere le importazioni per soddisfare i maggiori consumi in atto sia in Italia sia in Europa. Già nei primi sei mesi di quest’anno si è registrata un’impennata in Italia del 73 per cento: in testa gli arrivi dal Myanmar, dal Pakistan e dalla Thailandia. Incrementi che potrebbero subire un’ulteriore accelerazione, dopo che è stata annullata dal Tribunale Ue la procedura per la clausola di salvaguardia, scudo indispensabile a frenare l’import verso l’UE.

 

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