Quel «generico» formaggio chiamato «Gohr-Gohn-zoh’-lah»

di Gianfranco Quaglia

E’ scontro Europa-Usa sui prodotti Dop, le Denominazioni d’origine protette. L’Italia e l’Ue chiedono di estendere la tutela e il riconoscimento anche al di fuori dei confini nazionali, Washington al contrario ribatte proponendo un freno. Anzi, pretende che ad alcuni nomi come Parmesan, Asiago, Gorgonzola, sia riconosciuta la genericità. Come dire: libertà assoluta di produzione in qualunque parte del globo e di vendita senza marchio griffato. Non è pretesa da poco, ma rappresenta uno dei punti centrali del negoziato per il rinnovo dell’accordo commerciale Usa-Ue. Dagli Stati Uniti è partita una campagna promossa dal Consortium for Common Food Names, proprio a favore della genericità di alcuni prodotti. Non è casuale perché gli interessi economici del sistema produttivo agroalimentare statunitense sono enormi. Gli Usa si sono detti disposti a tutelare i nostri marchi, ma a patto che l’Europa riconosca i loro nomi generici.
Uno degli alimenti che subirebbe maggiori danni da questo scenario sarebbe proprio il Gorgonzola, perché l’erborinato italiano (come del resto il Parmigiano che diventa Parmesan) è tra i formaggi più imitati. Negli Stati Uniti, in particolare nello stato del Wisconsin, viene prodotto in sette stabilimenti. Contro il fenomeno dell’«Italian sounding» (l’agropirateria) si batte da tempo il Consorzio per la tutela del Gorgonzola, con sede a Novara. E qualche anno fa il vicepresidente Fabio Leonardi, ad di Igor Gorgonzola, durante un viaggio di ricognizione negli Usa, toccò con mano la realtà nei caseifici del Wisconsin dove, ben lontani dalla qualità del made in Italy, si produce l’erborinato che poi invade gli scaffali del supermercati, spacciato per «Original Italian Gorgonzola». E’ sufficiente andare sul sito «Wisconsin Cheese» per comprendere con quanta forza e determinazione gli industriali americani del settore spingano per convincere i consumatori. Accanto alla denominazione Gorgonzola compare anche la traduzione fonetica con pronuncia italianizzata (Gohr-Gohn-zoh’-lah). E poi le note esplicative: «Gorgonzola prende il nome dalla città situata nella Pianura Padana nei pressi di Milano, dove è stato fatto dall’879 d.C. The american style Gorgonzola, prodotto nel Wisconsin, ha meno umidità ed è più friabile con un pieno, terroso, sapore piccante e cremoso, un interno morbido con venature blu verdastre e una crosta arrugginita marrone, non edibile». A sufficienza per convincere il consumatore a tuffarsi in quello che lui crede un top del made in Italy. Negli Stati Uniti l’export del gorgonzola, quello vero, nel 2013 è stato di 462 tonnellate, 144 nei primi quattro mesi del 2014. L’erborinato è una delle 161 Dop italiane e delle 13 piemontesi.

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