Quei mille giorni tracciarono la strada al riso made in Italy

di Gianfranco Quaglia

Lucilla Giagnoni, l’attrice novarese che ha portato sul palcoscenico la storia del Canale Cavour, lo ha definito <Un sogno d’Italia>. Per  il ministro Maurizio Martina, è <una metafora, l’esperienza bandiera del Paese>. Parole nobili, cariche di fascino, che risuonano nella sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole, dove si sono celebrati i 150 anni della costruzione di quell’opera straordinaria, tutta di braccia e badile, che cambiò il volto dell’agricoltura italiana, in particolare della risicoltura: 350 mila ettari dissetati e irrigati, come ha ricordato Giorgio Ferrero, assessore regionale all’agricoltura della Regione Piemonte.

Cavour costruì e vide l’Unita d’Italia, non la realizzazione di quel  canale che voleva fortemente. Se ne andò qualche anno prima, ma a distanza di un secolo e mezzo, nella sala a lui dedicata, il tributo postumo gli è arrivato dal ministro e dalle associazioni Est e Ovest Sesia, che continuano a proseguire nell’esercizio quotidiano di gestione delle acque. Le celebrazioni avevano già avuto un momento esaltante, con presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, qualche mese fa a Vercelli. Tuttavia mancava una tappa a Roma, per portare il soffio del Piemonte e il segno di quell’opera anche nella capitale.

Una storia di 150 anni non si esaurisce in un capitolo e quella del Canale Cavour non rimarrà racchiusa fra due date: 1866-2016. <Perché – dice ancora Lucilla – quando si sogna si può anche volare. Siamo in un futuro storico che nasce dal passato e vive del passato. Il canale vuole una sua seconda vita>.

L’avrà. Il ministro annuncia che sono stati definiti finanziamenti per sei milioni di euro, destinati al potenziamento del Cavour e a incrociare la programmazione europea già prevista pe il potenziamento del canale.

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