Polmoni verdi? Torino e Milano in fondo alla classifica

Polmoni verdi? Torino e Milano in fondo alla classifica

di Enrico Villaverde

Circa 150 fra parchi nazionali, aree di tutela regionali, paludi sopravvissute alle trasformazioni umane “respirano” l’aria sempre più inquinata di M10, mettendoci al riparo dai più grandi guai di salute. In questo periodo secco, che segue una siccità disastrosa per le coltivazioni, specialmente le patologie polmonari e quelle cardiache sono in agguato. Ultimamente la Regione Piemonte, ricca di verde montano, collinare e di pianura, con la modifica della Legge regionale varata due anni fa, ai parchi, colonne del territorio, ai polmoni essenziali ne ha aggiunti altri due: il Parco delle Alpi Marittime, cortina fra le Alpi Occidentali e la Francia nonché il Parco del Monviso.

Fra i maggiori di questi, il Parco del Gran Paradiso istituito negli anni Venti assieme al Parco dell’Abruzzo mentre tutti gli altri – 22 complessivamente – sono venuti dopo, tra gli anni Trenta come il Parco del Circeo e dello Stelvio, negli anni Ottanta, Novanta e Duemila quando la politica, si accorse che i polmoni verdi erano basilari da un punto di vista funzionale, paesaggistico ma anche socio-filosofico. Questa volontà, poi perdutasi e recuperata con il bonus dei giardini privati e di condominio decisa il 16 ottobre scorso dal Consiglio di Ministri, è testimoniata dalla festa degli alberi degli anni Ottanta che impegnava le scuole superiori italiane con vere e proprie tesi. La svolta del Consiglio di Ministri, appunto determinata dall’inquinamento in percentuale elevata e che ha anche istituito i distretti agricoli per valorizzare le filiere territoriali di prodotto, prevede uno striminzito bonus del 36% per chi garantisce il verde privato, tuttavia con una spesa detraibile fiscalmente fino ai 5.000 euro. Meglio di niente – commentano i fiscalisti – perché una pianta adulta secondo la valutazione dei vertici della Coldiretti, catturerebbe da 100 a 250 grammi di polveri M 10 le quali entrano nelle case e si depositano sulle carrozzerie delle vetture. Non solo, a giudizio di Delia Revelli presidente regionale piemontese di Coldiretti e del dirigente della stessa organizzazione Bruno Rivarossa: tutto sommato, il bonus fiscale è una boccata di ossigeno per le aziende florovivaistiche, in Piemonte circa 1100 che coprendo 1300 ettari valgono più di 10 milioni di euro per il mercato interno e l’esportazione, assicurando il lavoro a 3.500 addetti.

Nel contesto agricolo e agroalimentare del nostro Paese, la difesa delle aziende florovivaistiche pimontesi, o italiane, per quanto possibile è anche un antidoto alla sottrazione del suolo. Secondo la Regione Piemonte, che conferma i dati nelle sue periodiche note esplicative, senza la difesa reale dei terreni agricoli produttivi, se ne andrebbero da 6 o 7 metri di suolo produttivo al secondo. In termini statistici diversi, dal 2008 al 2013 è stato ingoiato il 60% di buona terra che non assicura più robusti vegetali antagonisti delle polveri M 10, consegnando così più pulito il paesaggio di campagna e soprattutto quello di città.

Ma il problema della scarsità del verde non è soltanto un problema italiano, anche se in Europa prevale una maggiore filosofia del bosco e della foresta. Circa un anno fa, avendo ben presente la difesa della biodiversità strettamente connessa alle aree verdi, l’Unione Europea ha varato un suo piano, in parte disattendendo la carta o la sfida della Germania o anche detta di Bonn. Nei 27 partner della Ue il problema che i singoli stati debbono affrontare è mastodontico: in tutto 350 milioni di ettari di foreste produttrici di legname per cui le aziende di segheria e di falegnameria italiane a suo tempo decisero il trasferimento nell’Est europeo, per esempio la Romania. Non soltanto. Secondo il piano di protezione europeo, nella UE ci sarebbero 120 mila aree protette di terra ferma, riserve naturali, paesaggi da preservare come i monumenti, laboratori a “cielo aperto” dove operare per fini scientifici e di ricerca come, poco meno di un secolo fa, accadde per il Parco del Gran Paradiso. Università di Torino, Accademia di Agricoltura e intellettuali torinesi si impegnarono perché il Parco fosse difeso in ogni modo. E così fu.

Tuttavia, i polmoni verdi che contrastano le polveri M10 difendendo i nostri polmoni e il nostro sistema circolatorio, non sono soltanto quelli nelle aree aperte bensì quelli cittadini, nel nostro Paese più scarsi . Un anno fa fu realizzata una ennesima inchiesta giornalistica e si scoprì che fra le città importanti economicamente e turisticamente, per esempio Verbania, riservava ai suoi abitanti soltanto 102,6 metri quadrati, mentre Matera ne assicurava 992,3 metri quadrati. Più avaro ancora il verde cittadino nelle città importanti in questi giorni aggredite dalle polveri M 10: Torino riserva 24,1 metri quadrati in percentuale per abitante, Milano il 17,4%, Genova addirittura il 6,3%. Prendendo atto di questa situazione, il legislatore italiano nel 2016 promulgò la Legge n.10/2016 che ai comuni con più di 15.000 abitanti fa obbligo di creare il catasto dei giardini puntando al verde ovunque. Non è ancora successo. E la stessa scuola per tecnici di giardino di Monza, deve superare molte difficoltà per i corsi di formazione per esperti di giardinaggio, che nei momenti di maggior importanza sono frequentati da 1.500 allievi

 

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