Più riso nel sacco per chi sommerge la risaia durante l’inverno (photogallery)

Più riso nel sacco per chi sommerge la risaia durante l’inverno (photogallery)

SAM_4435Le risaie sommerse durante la stagione invernale non sono più una novità. Le misure agroambientali finanziate dall’Unione europea per consentire una maggiore agricoltura sostenibile attraverso tecniche agronomiche alternative e promuovere l’habitat naturale fanno ormai parte del pacchetto Pac. Tuttavia in Italia stentano ancora a entrare in sintonia con il mondo risicolo, tanto che soltanto duemila ettari sono stati sinora messi sott’acqua durante l’inverno. I primi risultati sotto il profilo scientifico sono stati illustrati al Centro Ricerche sul riso dell’Ente Nazionale Risi (Castello d’Agogna, provincia di Pavia): qui si è svolto il “field tour” ai campi dimostrativi di sommersione invernale e sovescio del progetto Ristec. Le prova ha messo a confronto la tecnica della sommersione con la gestione convenzionale, cioè con il suolo asciutto. A ciascuna delle due gestioni dell’acqua sono state associate due differenti gestioni delle paglie: trinciatura dopo la raccolta del riso e paglia non trinciata. Da tale confronto è possibile valutare direttamente l’effetto della sommersione sulla degradazione della paglia.

I principali risultati: con la sommersione invernale si è avuto un maggior incremento della degradazione. Intatti la quantità di paglia da incorporare durante l’aratura primaverile è risultata di circa due tonnellate/ettaro in meno nelle parcelle sommerse durante l’inverno.

Per quanto riguarda il sovescio, monitorata in una risaia di Nicorvo, la risposta produttiva del riso alla biomassa di sovescio è risultata molto positiva.

Nel complesso per quanto riguarda le performance produttive del riso in successione nel 2017 la sommersione invernale ha permesso di ottenere una produzione significativamente più elevata rispetto alla tradizionale gestione dell’acqua.

Infine, in merito alle emissioni di gas serra, non sono stati riscontrati evidenti fenomeni durante il periodo di sommersione. “Questo – ha detto Marco Romani, che ha condotto e presentato la visita in campo – ridimensiona i timori di un negativo risvolto ambientale già evidenziato in ambienti risicoli a clima invernale piàù mite rispetto alla Pianura Padana”.

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