I pascoli, 305 mila ettari salvagente della pianura

I pascoli, 305 mila ettari salvagente della pianura

di Enrico Villa

fotopascoliPer gli alti pascoli della cerchia delle Alpi e, in genere, per l’economia di montagna l’ estate 2014 mai incominciata realmente è stata pessima. Secondo gli storici della meteorologia non succedeva più dalla fine dell’ Ottocento quando in agosto fiumi e torrenti anche del Piemonte Orientale uscirono dagli argini. Come prevede la tradizione ultrasecolare un primo bilancio si trarrà il 29 settembre, festività di San Michele, quando da oltre 2.000 metri le mandrie di bovini, ovini e caprini scenderanno a valle. E sempre rispettando le tradizioni, un calcolo più preciso sarà possibile l’11 novembre, giorno di San Martino, data conclusiva della antica annata agraria. E non dovrebbe essere un bilancio allegro perché fatto di ghiacciai che in alta quota non fermano il loro scioglimento per ora ancora marginale, di lupi che in Piemonte sconfinano dalla Francia e che non sempre sono bloccati, di tanta acqua che ha sì fatto rinverdire i prati, ma ha provocato tante micro frane in più di un caso diventate disastrose nonché minacciose per gli abitanti e le strade che anche sono basilari per il turismo.
A proposito dei lupi e della altra fauna di rapina, con danni enormi per gli armenti e per le coltivazioni in altra quota, negli ultimi mesi le associazioni agricole (e non solo) hanno assunto decise posizioni presso le autorità prefettizie e comunali. I risultati sono stati scarsi. Anche nella Maremma toscana e laziale, area di pianura dove i lupi sono comparsi provocando effetti disastrosi agli allevamenti, gli abbattimenti programmati sono stati di molto condizionati per le campagne delle associazioni naturalistiche e ecologiche. E in relazione agli improvvisi cedimenti dei suoli va considerato un risvolto il turismo extra-agricolo che, però, sostiene massicciamente e progressivamente il settore primario. Nel solo Piemonte, il comparto turistico conta per milioni di euro.
Ma fermandosi sui pascoli e sulla zootecnia di montagna, basilare per latte formaggi e anche carne, conta molto un calcolo della Regione Piemonte ancora riproposto in un convegno a Grugliasco a settembre dell’anno scorso dal dirigente Luigi Ferrero. E’ questo: i terreni con turni e carichi di pascolo corretti, cioè il “cuore” degli alpeggi in tutto l’arco alpino, hanno una capacità di assorbimento delle acque meteoriche del 15-20% rispetto ai pascoli abbandonati o non accuditi diligentemente. E nel solo Piemonte, se questo dovesse accadere anche a causa delle piogge persistenti di questa atipica estate, 305.000 ettari di pascolo (calcolo del piano territoriale forestale) si trasformerebbero in una inesorabile minaccia persistente anche per le colline e la pianura sottostanti. Non solo. La scarsità di alpeggi ben curati, con un preciso valore economico per i rispettivi territori, metterebbero ancora più a rischio le razze di animali con una storia precisa ma che potrebbero anche essere proiettate verso l’estinzione o l’indebolimento senza più ragionevole ritorno. Secondo la Regione Piemonte (assessorati all’agricoltura e alla sanità) per i bovini sono la Pezzata Rossa d’Oropa, la Varzese o Tortonese, la Valdostana Pezzata Nera, la Barà-Pusterhaler. Ancora di più le razze ovine più a rischio bensì assai pregiate negli alpeggi perché più rustiche e perché si accontentano delle erbe meno pregiate a quota più alta: Sambucana, Garessina, Frabosana, Saltasassi, Tacola, Delle Langhe, Savoiarda. E analoghe considerazioni sia per la loro storia genetica che territoriale valgono per i caprini ugualmente “da reddito” che tuttavia potrebbero disperdersi: Sempione,Vallesana, Roccaverano.
In questi anni di avvicinamento alla nuova Pac e all’emissione dei bandi per i piani di sviluppo agricolo, associazioni agricole e istituzioni territoriali sono state precise su alcuni punti: la sicura professionalità agricola degli imprenditori, l’ attività in funzione del rispetto ambientale per l’intera collettività, i pagamenti diretti Pac per quanti garantiscono buoni pascoli. In Italia dovrebbero essere di 433,6 euro per ettaro, 646 in Olanda, 629,1 addirittura a Malta. E questo sarà uno dei problemi, forse il maggiore.

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