Olivero: il riso non può essere sacrificato per i Paesi meno avanzati

Olivero: il riso non può essere sacrificato per i Paesi meno avanzati

oliovero1di Gianfranco Quaglia

Andrea Olivero, viceministro delle Politiche Agricole, <è sceso in campo>, come ama sottolineare, dopo che Maurizio Martina gli ha affidato la delega relativa al settore riso in Italia. Che cosa significa in concreto?

<Da piemontese quale sono credo di conoscere abbastanza bene i problemi del comparto e mi appassionano. Da anni stiamo assistendo a un’enorme crescita delle importazioni di prodotto dal Sudest asiatico che creano difficoltà soprattutto per quanto riguarda la produzione di riso Indica. Noi non abbiamo mai ostacolato l’import, ma il fatto di aver introdotto il regime agevolato dei dazi zero ha determinato una distorsione del mercato, mettendo in grave difficoltà un settore come quello italiano, leader in Europa. Dopo aver intrapreso un grande lavoro per incrementare la produzione oggi si rischia di distruggere tutto perché non sono stati fatti bene i conti>.

Come invertire la tendenza?

<Fermo restando che debba esserci attenzione per quei Paesi in via di sviluppo e meno avanzati, noi chiediamo che si possa inserire una clausola di salvaguardia a tutela delle nostre produzioni . Paradossalmente la leadership dell’Italia rappresenta un problema>.

Sarebbe a dire?

<Noi rappresentiamo oltre il 50 per cento dell’intera risicoltura europea, dovremmo quindi avere voce. Ebbene c’è il rischio che l’Europa consideri il problema solo italiano e non europeo. In ogni caso, dopo le concessioni a Cambogia e Myanmar, chiediamo alla Commissiomne molta prudenza nei negoziati con il Vietnam e i Paesi del Mercosur (America Latina) per non aggravare maggiormente la situazione a danno della nostra risicoltura. Non è logico e accettabile che la cooperazione con gli Stati meno avanzati pesi soltanto su specifici settori. In questo caso non può pagare soltanto l’agricoltura. Abbiamo investito tanto e ora rischiamo di distruggere un comparto>.

La battaglia per la clausola di salvaguardia, sulla quale la filiera italiana punta molto, potrebbe rivelarsi utopistica. E se così fosse?

<Non ci arrenderemo. Ma a prescindere dalla clausola dobbiamo attrezzarci per sostenere di più il prodotto lavorando sulla consapevolezza del consumatore. Occorre trasmettere il messaggio della sicurezza alimentare, punto di forza della nostra produzione, e far capire che il riso è un alimento importantissimo sotto il profilo nutrizionale. Negli ultimi anni c’è stata una stagnazione dei consumi e a maggior ragione è necessario intervenire con azioni educative. Abbiamo chiesto alle organizzazioni agricole di lavorare tutte insieme, occorre che la filiera si unisca individuando una strategia complessiva con azioni di promozione favorite dagli strumenti a disposizione. In questo senso siamo al lavoro per riunire un tavolo unico. Sono convinto assertore del tema della riconoscibilità del riso italiano e della ricerca. Insomma il salto qualitativo sarà la migliore difesa del nostro made in Italy. Come Governo siamo disponibili a sostenere strategie in questa direzione>.

Arriveremo finalmente a un marchio tutto riso italiano che promuova l’italico risotto?

<Faremo di tutto per garantire la tracciabilità del prodotto. La promozione del risotto come uno dei piatti di riferimento anche al di fuori dei confini nazionali potrebe essere un’idea>.

Il Piemonte ha già colto nel segno con il riconoscimento Unesco di Langhe-Roero Monferrato Patrimonio dell’Umanità. Non si può pensare a un analogo traguardo per la risaia italiana?

<Sono d’accordo. Non esiste in Europa un ambiente naturale simile al nostro. Ci sono tutti gli elementi per puntare a questo traguardo. D’altronde già oggi nella Pac si è riconosciuto al riso il greening di diritto, avendo la risaia tutte le caratteristiche insite per la difesa e il mantenimento dell’ambiente e della biodiversità. Insomma una risaia habitat unico, luogo di eccellenza. Ma il riconoscimento, così come è avvenuto per le colline del Piemonte, richiede il coinvolgimento e una grande alleanza fra i produttori. Sarebbe una sfida da cogliere, perché il risultato darebbe un valore aggiunto a tutto il settore. Noi siamo pronti ad appoggiare questa iniziativa>.

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