“Nella notte del disastro ho perso 30 milioni di api”

“Nella notte del disastro ho perso 30 milioni di api”

Vittime di questa disastrosa alluvione sono state anche le api. Centinaia di alveari distrutti e allagati, molti portati via dalla furia dell’acqua. Un migliaio soltanto nel Novarese, altrettante nel resto del Piemonte. Colpito al cuore Adornino Scacchi di Oleggio (Novara), uno dei più maggiori apicoltori d’Italia. Ha cercato sino all’ultimo di salvare le sue api, sotto il diluvio e nell’oscurità, sferzato dal vento e dalla pioggia, l’acqua che saliva minacciosa: “Un disastro così non ci voleva. Settecento alveari perduti, portati via dalla Sesia. Settecento alveari, circa 30 milioni di api. Proprio quest’anno , un anno terribile da dimenticare, perchè l’andamento climatico con il caldo eccessivo ha disorientato le api e si è fatto meno miele. E poi esiste il problema della concorrenza, del falso miele che arriva dall’Est e dalla Cina. Io avrò subito un danno di almeno 150 milioni di euro. Nel momento più critico, quando si cercava di recuperare almeno in parte una stagione disgraziata”.
Lui gli alveari li aveva trasferiti da Oleggio lungo le rive della Sesia, nel Vercellese, zone dove le ultime fioriture arboree avrebbero consentito alle api di svolgere il loro compito di impollinazione e produrre il miele. E’ la tecnica della transumanza, in uso nel mondo apistico per incrementare la produzione e inseguire le fioriture. Aveva sistemato le casette nella golena lungo la Sesia. “Nella notte del diluvio ho avuto il presentimento, ho chiamato i miei collaboratori e ci siamo precipitati con il camion. Erano le 4,30, nell’oscurità ho visto l’acqua che stava già lambendo gli alveari, altri galleggiavano o erano semisommersi. Ho intuito subito il disastro, ci siamo gettati scalzi nella fanghiglia sino alle ginocchia cervando di salvarne il più possibile. Poi si è anche impantanato il camion, abbiamo chiamato i soccorsi e da un cascinale vicino è arrivato in aiuto un agricoltore con il suo trattore, altrimenti saremmo sprofondati. Alle prime luci dell’alba abbiamo tirato le somme: mancavano 700 alveari”.
L’apicoltore lancia anche una frecciata polemica: “E’ mancata un’informazione appropriata. Nessuno ci ha segnalato la pericolosità del luogo. Quella notte ho telefonato alla Protezione Civile di Vercelli: ci hanno rassicurato dicendo che la piena della Sesia sarebbe arrivata molte ore dopo e avremmo avuto il tempo di mettere in salvo le api. Invece è stata sottovalutata la rapidità dell’evento, in poche ore ci siamo trovati sommersi”.Api3

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