Metamorfosi della gallina: dal pollaio al guinzaglio. E spunta anche un sito

Metamorfosi della gallina: dal pollaio al guinzaglio. E spunta anche un sito

di Enrico Villa

Per le vie di Milano, da qualche tempo si passeggia con galline mansuete al guinzaglio, meglio dei cani e dei gatti di razza. Sono gli esperti di indole animale che hanno scoperto la sensibilità delle galline, capaci di affezionarsi ai loro padroni e di vivere in casa, in rapporto con i bambini e con qualsiasi rapporto sociale, purché si conceda al pennuto la libertà di razzolare nei giardini e di un minimo di benessere non nelle gabbie industriali schiavizzate, progettate esclusivamente per ragioni economiche.

La natura sub-umana di galli e di galline era stata accertata nel 1930 dagli americani dai quali sono poi venuti i cartoni illustrati dalla fantasia di Walt Disney e di altri disegnatori. Ma la scoperta che ha deliziato migliaia di bimbi a tutte le latitudini, è poi stata confermata da studi di biologi e di etologia imperniati su questo tema che riguarda prevalentemente cani e gatti: la relazione uomo-animale, perché così difficile essere coerenti con gli animali.

L’ultimo saggio completo sull’argomento è del 2016. L’autore è il professor Angelo Quaranta dell’Istituto di medicina veterinaria dell’Università di Bari. Il professor Quaranta si riferisce ampiamente a ricerche effettuate in tutto il mondo, e la sua ricerca anche si sofferma su una indagine del 2002 dell’Eurispes dove i pennuti sono compresi fra gli animali domestici e sono calcolati al 3% circa. Altri autori sono più abbondanti nelle valutazioni, si diffondono sull’effetto affettuoso di diverse razze di pennuti nei confronti dei proprietari e ne riconoscono la loro autonomia rispetto alla loro esistenza: comportamento quasi da gregge ovino nell’ambito dell’allevamento, specie se il compito assegnato dall’allevatore è la produzione di uova, circa 200/250 all’anno. Nella ricerca dell’istituto di medicina veterinaria di Bari si riassume così il comportamento corretto uomo/animale: il rapporto uomo-animale può essere definito come il grado di vicinanza o distanza fra i due soggetti. E ancora: la percezione reciproca si esprime nel comportamento verso l’altro. Questo stesso comportamento valido per qualsiasi animale domestico, specie i cani e i gatti, vale anche per i galli e le galline impiegate nella produzione di uova. Proprio prendendo spunto dall’indole istintiva dei pennuti, i genetisti nelle selezioni non hanno trascurato questa caratteristica intrinseca. E questo è accaduto per le Brown diventata una delle razze più importanti e produttive del mondo. Ma è anche successo per razze con una storia citata negli annali zootecnici come la Orloff, o come la bianca livornese che si impose nelle praterie Usa importate da immigrati toscani.

Come anche ragguaglia Tuttogalline.it, un sito elettronico italiano dedicato alle galline, fino alla metà dell’Ottocento la razza Orloff era pressoché sconosciuta. Poi il principe russo Orloff, che anche diede nome ad una importante razza equina, si interessò attivamente dello sviluppo agricolo delle sue terre. E a Gilan i suoi fattori affrontarono l’allevamento e la selezione di una gallina produttrice di uova che prese il nome di Orloff. Sia nel 1906 nell’esposizione di Milano che nel 1911 a Torino la Orloff fu premiata per le sue caratteristiche. Da allora il pennuto e le sue uova d’oro si imposero nei mercati. Altrettanto affascinante è la storia della bianca livornese in Italia già impostasi. Due giovani contadini toscani furono contattati nel porto di Livorno e dal capitano di un bastimento che si chiamava Gates ricevettero la proposta, poi accettata, con le sue 27 bianche e un gallo di imbarcarsi. Negli Usa attendeva la coppia e le sue galline una grande fattoria dalla quale si diffuse la bianca livornese che nel frattempo era diventata razza Leghorn.

Quasi negli stessi anni in Italia il consumo di uova di gallina era sostento preparando il costume alimentare ispirato alle uova adesso impostosi ovunque nonostante i luoghi comuni, secondo cui i contenuti di un uovo sarebbero densi di colesterolo e farebbero male soprattutto al fegato. Però i consumatori nel 2018 hanno messo da parte ogni affermazione azzardata e senza fondamento, così che in Italia il consumo di uova ha subito un aumento del 17,2% battendo gli agrumi e lo spumante sempre più gradito anche al di là nelle grandi feste. Dai grandi allevamenti italiani (14.400) con 40 milioni di galline ovaiole e che non hanno necessità di importazione il Paese essendo autosufficiente, arrivano circa 215 uova pro capite che annualmente significano più di 13 miliardi di pezzi che dovrebbero recare nel guscio i timbri di provenienza, così come era stato stabilito il 29 gennaio dalla Commissione Agricoltura della Camera. La ulteriore identificazione dovrebbe ancor più favorire la trasparenza del prodotto favorendo, inoltre, di percorrere le tracce fino alle razze e agli allevamenti. Come stanno comprovando le molte pubblicità sulle razze e sui pollai che garantiscano il benessere delle galline ovaiole, uno specifico mercato sta diventando molto vivace anche per la scoperta dei pennuti non soltanto come per le galline da giardino (le padovane) e da compagnia come, appunto, sta accadendo a Milano. Quanto storicamente sta succedendo ed è rilevato scientificamente, è indicativo di una situazione filosoficamente immanente: ogni animale ha una propria personalità che va sempre rispettata. E questo vale anche per le decine di razze che popolano i nostri cascinali e i nostri pascoli, galline razzolanti comprese.

gallina

You must be logged in to post a comment Login