Lo schiaffo di Cecilia ai risicoltori italiani

di Gianfranco Quaglia

Vietnam. Questo termine è stato utilizzato nei giorni scorsi più di una volta per rappresentare la lotta intestina nel Pd. Vietnam evoca venti di guerra. Vietnam, nel mondo del riso, è sinonimo di importazioni che mette in difficoltà il settore Made in Italy. I produttori europei e italiani hanno sperato sino all’ultimo che questo competitor fosse contenuto, dopo il pressing di tutta la filiera per contrastare l’arrivo nell’Ue di cereale a dazio zero dal Sudest asiatico (in primo piano Cambogia e Myanmar). Invece il commissario Ue al Commercio, Cecilia Malmstrom e il ministro dell’industria e commerco vietnamita, Vu Huy Hoang, hanno raggiunto l’accordo che eliminerà quasi tutte le barriere tariffarie e non, tra i due mercati. Solo per alcuni prodotti agricoli sensibili, tra cui il riso, sono stati concordati contingenti tariffari. Quello per il riso riguarderebbe 30 mila tonnellate a dazio zero di lavorato, 30 mila di fragrant, 20 mila di semigreggio. Anche per le rotture di riso si prevede un taglio del dazio al 50% progressivamente ridotto fino a zero nei cinque anni successivi l’entrata in vigore. L’accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento e dal Consiglio Ue ed entrerà in vigore tra un paio d’anni.  <Siamo molto preoccupati – dice Roberto Magnaghi – direttore generale dell’Ente nazionale Risi – perché la facilità con cui è stato raggiunta questa decisione potrebbe dare il via libera a ulteriori negoziati con altri Paesi competitor. A nulla finora sono valsi i tentativi di fermare la valanga tax free in arrivo dai Paesi meno avanzati (già 280 mila tonnellate di cui 213 mila dalla sola Cambogia)>. L’accordo con il Vietnam, tra le nazioni presenti nel cluster del riso a Expo, viene vissuto come una presa in giro: Bruxelles riconosce che il riso è un prodotto sensibile, non una commodity, quindi degno di attenzione e salvaguardia, ma poi mette in pratica altri strumenti e non tiene in alcuna considerazione le istanze e gli appelli dell’Italia. Così è stato con il Vietnam, il commissario Cecilia Malmstrom è andata dritta per la sua strada, incurante delle istanze  dell’Italia, produttore leader. Tra l’altro ci si chiede quale vantaggio possa trarre il Vietnam dalla facilitazione concessa a un contingente di appena 80 mila tonnellate, per l’Europa un pericolo, per la realtà vietnamita solo uno sbocco molto limitato.

Insomma, questo atto suona come uno schiaffo ben assestato, in spregio alle buone ragioni avanzate dalla filiera risicola italiana. Che prova a consolarsi solo parzialmente con un’altra notizia, ancora tutta da verificare, in arrivo dal Myanmar: gli operatori avrebbero deciso di sospendere le esportazioni sino al 15 settembre per fermare l’aumento del prezzo del riso dovuto alle forti inondazioni in quel Paese.

 

 

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