Le api di Notre-Dame ci mandano un avviso Meglio la città dei campi

di Gianfranco Quaglia

Les abeilles de Notre-Dame sopravvissute al devastante incendio sono diventate il simbolo della resistenza e della resilienza. Quelle api, si dice 200 mila, di proprietà di uno degli apicoltori più noti di Francia, monsieur Nicolas Géant, restituiscono all’umanità tutta, colpita dall’emozione, bricioli di speranza e forza. Gèant ha cominciato a produrre miele sul tetto di Notre-Dame nel 2013. Quando ha visto quell’incendio si è messo le mani nei capelli e ha pianto, temendo che con il patrimonio architettonico e culturale andasse distrutto anche tutto il suo lavoro. Ma quelle api, appartenenti alla famiglia delle “Buckfast”, che deriva da un incrocio tra un regina italiana e maschi di ceppo inglese, sono state più forti del destino e della devastazione stessa. Come abbiano fatto a sopravvivere è un mistero. Qualcuno ora azzarda a dire: Sant’Ambrogio, patrono di Milano ma anche delle api, ha ascoltato le preghiere dell’allevatore francese. A grande distanza dal luogo dell’evento, un altro apicoltore, Adornino Scacchi di Oleggio (Novara), fra gli esponenti dell’apicoltura italiana, sostiene che probabilmente il “miracolo” c’entra sino a un certo punto: più verosimile che quelle arnie fossero a molti metri di lontananza dell’epicentro dell’incendio, in un luogo protetto rispetto al fuoco e al fumo che si levavano fortissimi. Diversamente – aggiunge Scacchi – non ci sarebbe stato scampo. Comunque sia, le api di Notre-Dame evidenziano un altro aspetto su cui riflettere: la loro presenza nel cuore di Parigi, in mezzo a una grande città. Già: proprio qui sta il paradosso. Le api muoiono nei campi per gli insetticidi, stanno benissimo in città. Lo ha sottolineato Nicolas Gèant, lo ribadisce Adornino Scacchi. Nessuno lo avrebbe mai ipotizzato: sentinelle dell’ambiente, le api cercano l’habitat che più a loro è congeniale, abbandonano la campagna per rifugiarsi sui tetti delle città. Non accade soltanto a Parigi, ma anche nelle nostre città. Ecco il vero messaggio che ci arriva dalle laboriose abitatrici di Notre-Dame

 

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