“L’agricoltore? Non è uno sciamano che cura i mali di corpo e anima”

di Gianfranco Quaglia

Natalia Bobba, presidente di Ente Nazionale Risi, va diritta al punto: “E’ arrivato il
momento di parlarci chiaro e parlare chiaro a tutti sul ruolo dell’agricoltore: non è uno
sciamano che cura le malattie dell’anima e del corpo”. La sua è anche una risposta alla
proiezione di un’immagine obliqua, quella di una narrazione secondo cui
l’imprenditore agricolo non rispetta l’ambiente, inquina e mira solo al profitto.
Ancora: “L’agricoltore non è e non può essere considerato alla stregua di un
benefattore al servizio dell’umanità, votato al lavoro senza portare a casa nulla per sé”.
Affermazioni che arrivano durante un convegno con i risicoltori, dopo la marcia
pacifica dei trattori sulle strade d’Italia, di mezza Europa e a Bruxelles. La battaglia per
ottenere una revisione del Green Deal e della Pac (l’uno e l’altro strumenti contestati
perché ritenuti inadeguati e penalizzanti) ha scosso l’opinione pubblica e acceso i
riflettori sul settore primario. “Quando Ursola Von der Leyen ha annunciato che la
Commissione avrebbe ritirato il provvedimento che avrebbe dimezzato l’utilizzo dei
fitofarmaci da qui al 2030, noi abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma l’opinione
pubblica si è dimostrata stupita, contrariata”. Segno, questo, della distanza che ancora
esiste tra mondo agricolo e consumatori, sempre più attenti alla salubrità dl cibo, ma
con un atteggiamento pregiudiziale nei confronti di chi lo produce e lo assicura.
“L’agricoltore è il lavoro più vecchio del pianeta. – prosegue Bobba – Chi sceglie di fare
questo mestiere ha il diritto-dovere di seminare e portare a casa anche il giusto
compenso. L’Ente Nazionale Risi, che ho l’onore di presiedere, combatte ogni giorno a
fianco dei risicoltori affinché tutto ciò avvenga”.

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