L’acqua e il territorio, l’eredità di Leonardo

L’acqua e il territorio, l’eredità di Leonardo

di Gianfranco Quaglia

Alberto Angela, che non ha bisogno di presentazioni e ha ricevuto la laurea honoris causa in filosofia pochi giorni a Vercelli, lo ha definito “Un dio in terra”. Niente di più esatto, parlando di Leonardo da Vinci, di cui si celebra il 500° anniversario della morte. Al Genio vinciano è stato dedicato più di un evento, in molte città italiane. Ma merita un capitolo a sé l’attenzione per le opere che il grande Leonardo realizzò a favore dell’agricoltura, in particolare per la risicoltura. A lui si deve infatti la progettazione, sotto Ludovico il Moro, della roggia Mora, un’arteria d’acqua che si stacca dalla Sesia nel Novarese e confluisce in Lomellina, portando quella linfa vitale che generò la prima risaia italiana. Un riconoscimento postumo alle sue numerose opere irrigue e al suo committente, cioè il Duca di Milano, ci arriva dalla mostra “Acque e territorio. L’eredità di Leonrdo da Vinci” realizzata al Castello visconteo-sforzesco di Novara, a cura dell’Associazione Irrigazione Est Sesia e della Fondazione Castello. Esposizione che si avvale di antiche mappe e documenti provenienti dall’archivio storico delle acque e delle terre irrigue. La scelta di Novara non è casuale, ma evocativa: nel castello, dopo essere stato tradito dai suoi mercenari svizzeri, fu imprigionato dai francesi per qualche tempo proprio Lodovico il Moro prima di esser condotto Oltralpe e consegnato a Luigi XII: in Francia il Duca morirà nel 1504.

Altri spunti di suggestione nel castello: l’esposizione delle macchine di Leonardo, modelli in legno custodi nel Mulino di Mora Bassa, a Viogevano, dove Ludovico il Moro incontrava la sua amante Cecilia Gallerani. Quegli incontri ispirarono Leonardo a dipingere il famoso quadro “La Dama con l’ermellino” custodito neldama-ermellino-leonardo-venaria-2019-633x400 museo di Cracovia.

 

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