La virtuosa risaia dei piemontesi

di Gianfranco Quaglia

Elogio sul campo per i risicoltori piemontesi: la qualità delle acque in ambiente di risaia nel territorio del Piemonte (quindi Vercelli e Novara) è buona. Anzi, la dottoressa Elena Anselmetti, della Direzione ambiente settore tutela acque della Regione, di fronte a un folto gruppo di addetti ai lavori convenuti al Centro ricerche Ente Nazionale Risi dice testualmente: “Siamo molto soddisfatti, nel 2016 c’è stato un basso indice di contaminazione”. Non è poca cosa questa dichiarazione, arrivata durante la presentazione del progetto Watpad per lo studio dell’impatto della risicoltura sui consumi idrici e la qualità delle acque, riguardante però la Lomellina. E’ risaputo che il mondo del riso da sempre è colpevolizzato per gli effetti sull’acqua, ma i risultati raggiunti in Piemonte vanno in controtendenza. Proprio nell’area risicola subalpina, che per superficie e produzione rappresenta oltre la metà del settore italiano, era stato lanciato l’allarme relativo ai contaminanti e ai residui riscontrati nelle falde acquifere. Da qui il patto siglato tra Assessorato all’agricoltura della Regione e gli imprenditori per un protocollo che salvaguardasse l’ambiente e le risorse idriche, tanto da prevedere delle fasce tampone attorno alle risaie entro le quali è stato vietato l’uso di fitofarmaci.

Ma prima ancora che il progetto sia attuato nella sua interezza, sono arrivati i risultati che dimostrano l’utilizzo delle buone pratiche e soprattutto la sensibilità dei risicoltori. Insomma, nell’arco di un anno gli effetti sono già concreti: un basso impatto dell’indice di contaminazione delle acque superficiali, ottenuto attraverso un utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari. In altre parole: i rilevamenti denotano che i residui di pesticidi sono scesi drasticamente, per alcuni principi attivi come il Quinclorac, dell’80 per cento. Per altri l’impatto è uguale a zero. Per contro sono state riscontrate presenze di Atrazina e Bentazone, messi al bando, ma questo particolare la dice lunga sull’esistenza di un mercato parallelo. A tal proposito il monito di Anselmetti è perentorio: “Occorre essere responsabili, perché dobbiamo rispondere all’Unione Europea”.

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