La sfida di Paolo per una risaia più umana

di Gianfranco Quaglia

Viaggio nel mondo di Riso Amico +, dove l’agricoltura è conservativa, si semina senza arare il terreno o con la minima lavorazione. Ancora: nuove tecniche che guardano al futuro attingendo all’esperienza del passato. Cascina Cesiola, Comune di Crescentino (Vercelli), dove l’agronomo Paolo Mosca ricorre ai metodi più naturali possibili, per dare un senso alla parola sostenibilità. La parola d’ordine è: coltivare biologico, produrre di meno, ma meglio. Utilizzare accorgimenti che aiutano ad andare in questa direzione molto difficile da mantenere su una superficie di 170 ettari, ma possibile. Come? Basta guardare lo scenario orizzontale che circonda questa azienda per comprendere di trovarsi in un posto fuori dagli schemi tradizionali: campi coperti di greggi perché le pecore contribuiscono alla fertilizzazione dei terreni. Dove c’era la risaia colture di copertura, le cosiddette “cover crop”, una coltivazione a perdere composta da diverse essenze come la veccia villosa tra le più indicate come leguminosa, loietto, segale, triticale, orzo e frumento per accumulare grandi quantità di biomassa da restituire poi al suolo e conferire fertilità. Ecco, un circolo virtuoso che parla di agricoltura del futuro, in linea con il “Green deal” e il “Farm to fork” promossi dall’UE. Con questa strategia, la rotazione frequente, le ricadute positive riguardano innanzitutto l’azzeramento dei fitofarmaci e una maggiore compatibilità con l’ambiente.  Tutto rivolto al passato? Non proprio. Mosca ricorre anche a tecnologie innovative: ad esempio all’uso di quad, gli scooter utilizzati per particolari lavorazioni su argini e nei campi.

Ma la produzione? “Anche se inferiore rispetto alla risicoltura convenzionale – dice l’agricoltore – è di tutto rispetto e garantisce la sostenibilità economica dell’azienda”. 

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